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LA FESTA DELLA REGINA DELLE BATTAGLIE CELEBRATA SOLENNEMENTE A CESANO

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PARMA- Si è svolta a Cesano , Roma, la celebrazione della Festa della Fanteria, nella Scuola che ne insegna le modalità di Combattimento. Il generale Massimo Mingiardi, che la Comanda, ha dedicato la giornata ai Caduti e a tutti coloro, in congedo ed in Armi,ne indossano le mostrine, facendo sventolare in cielo la Bandiera Italiana e quella dell’Esercito .
Le immagini sono dell’Istruttore lgt Daniele Piscopo .
Facciamo nostro un bell’articolo della Tribuna di Treviso:

Tribuna di Treviso
sezione: PROVINCIA data: 24/5/2018 – pag: 46

LA STORIA

Il reparto che decide le sorti in battaglia

La Fanteria, in tutti gli eserciti del mondo, è considerata come l’arma base e anche in periodi storici meno vicini a noi era ritenuta la componente più importante quella, cioè, destinata a decidere le sorti della battaglia. «Dopo un lento periodo di decadenza coincidente con il “feudalesimo” – ricorda Lorenzo Cadeddu, storico e saggista – la Fanteria sembra tornare a nuova vita all’epoca delle crociate per rafforzarsi poi al tempo dei Comuni per raggiungere un ruolo fondamentale nell’era moderna quando cioè si diffonde l’impiego delle armi da fuoco individuali portatili». Che cosa accade alla vigilia del primo conflitto mondiale? Come si riorganizzano le forze armate italiane? «In previsione di un possibile conflitto europeo, durante l’inverno del 1914-15, nel quadro del potenziamento dell’Esercito, vengono formate nuove unità alcune delle quali furono completate nei primi mesi di guerra. Complessivamente entrammo in guerra con 146 reggimenti di fanteria, 12 reggimenti bersaglieri (compresi 12 battaglioni ciclisti) e 8 reggimenti alpini. Nel corso del primo conflitto mondiale alla fanteria di linea e sue specialità si affiancano i reparti d’assalto. Questi reparti d’assalto erano formati con personale volontario e costituiti presso i depositi dei reggimenti».Con la fine della guerra, le unità di fanteria vengono sciolte. «Terminato il primo conflitto mondiale – ricorda Cadeddu – le unità dell’Arma di Fanteria e sue specialità vengono disciolte a partire dal dicembre 1918 sino ai primi mesi del 1920 con lo scopo di riassumere la configurazione di pace. Ma l’ordinamento del 7 gennaio 1923 porta l’Arma di Fanteria ad un assetto stabile e la configura su una brigata Granatieri e 51 brigate di linea per complessivi centoquattro reggimenti ordinati su un comando, un deposito ed un numero variabile di battaglioni. Un nuovo ordinamento in data 11 marzo 1926, riduce le brigate a trenta, a ciascuna assegna un numero ordinativo al posto della consueta denominazione e le riordina su tre reggimenti ciascuna che, però, mantengono il nominativo della originaria brigata». Che cosa accade nel corso del secondo conflitto mondiale? «Vengono mobilitati, complessivamente, quattro Comandi di Gruppo di Armate, undici Armate, trentadue Corpi d’Armata, centodieci divisioni (settantadue di fanteria, sei alpine, cinque corazzate, tre celeri, due paracadutiste, tre camicie nere, due libiche, diciotto costiere e una di marcia). Nel dopoguerra, vengono costituite le Regioni Militari Territoria». -E oggi la Fanteria come si presenta? «Si presenta con unità snelle, veloci, dinamiche e spesso altamente specializzate, destinate ad essere impiegate per compiti specifici in ambiti ben circostanziati e con armamento tecnologicamente avanzato. Se prima l’impiego della fanteria avveniva schierando intere brigate o reggimenti al completo, mediante l’articolazione di complesse manovre sul campo di battaglia, oggi si fa spesso riferimento alla singola squadra, al plotone o alla compagnia, in cui ogni individuo è di per sé un sistema d’arma in grado di ottenere il massimo effetto con il minimo sforzo e con la flessibilità di potersi adattare a contesti d’impiego diversi, quali le operazioni di peace-keeping o di peace-enforcing, oltre ai combattimenti tradizionali».Cospicuo il medagliere della Fanteria: ben 182 medaglie d’oro al valor militare individuali, 15.951 d’argento, 22.074 di bronzo. Per quanto riguarda i reggimenti, le medaglie d’oro sono 26, 122 quelle d’argento e 56 le medaglie di bronzo. (f.d.m.)


LA DIFESA PARLA AMPIAMENTE DELLA CERIMONIA DI CONSEGNA ALLA MOVM GIANFRANCO PAGLIA DEL TRICOLORE DI EL ALAMEIN

COMANDO OPERATIVO INTERFORZE: IL COMANDANTE DRAGONE ED IL RESPONSABILE DELLE OPERAZIONI GEN DIV IANNUCCI “SPINGONO” SULLA CONDIVISIONE DELLE INFORMAZIONI E DEI SISTEMI

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Si è svolto, nei giorni scorsi, presso il Comando Operativo di vertice Interforze (COI), il primo Seminario nazionale sul Joint Targeting. All’evento, organizzato dalla Divisione Joint Effects & Targeting del COI, hanno partecipato tutti gli Enti della Difesa interessati.

Creare un network di addetti ai lavori per condividere informazioni
ll Joint Targeting rappresenta un tema centrale per le operazioni militari e la numerosa partecipazione di esperti delle Forze Armate unita al costruttivo confronto ne è la dimostrazione tangibile. Uno degli obiettivi dichiarati della conferenza era quello di creare un network di “addetti ai lavori” e affrontare insieme tematiche tecniche quali:
– la condivisione delle informazioni;
– lo sviluppo dei Target;
– l’integrazione del Targeting cinetico e non cinetico.

Le parole del Comandante: strumento operativo per evitare danni collaterali

L’evento si è concluso alla presenza del Comandante del COI, Ammiraglio di Squadra Cavo Dragone, che ha ricordato che “il seminario rappresenta un ulteriore passo affinché il Joint Targeting sia pienamente compreso nella sua duplice veste di strumento operativo e di tutela morale delle decisioni del Comandante. Attraverso l’utilizzo di questa metodologia decisionale, il Comandante è consapevole di aver fatto tutto quanto è nelle sue possibilità per evitare i danni collaterali”.

Gli obiettivi: identificare i target e definire gli effetti da produrre
La Divisione Joint Effects & Targeting, costituita nel dicembre 2015, è responsabile in seno al Reparto Operazioni del Comando Operativo di vertice Interforze per la definizione degli standard addestrativi e operativi nell’ambito del Joint Targeting: una metodologia operativa che consente di:
– identificare gli obiettivi;
– definire gli effetti da produrre;
– definire l’impiego delle risorse più idonee a conseguirli;
– tutelare la popolazione civile da eventuali danni collaterali.

ANPDI E TEAM FOLGORE ACCOLTI “A VELE APERTE” AL CAPAR. INTENSA ESERCITAZIONE ANPDI/TEAM FOLGORE PROTEZIONE CIVILE CON LA COMPAGNIA AVIORIFORNIMENTI.

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PISA- 24 MAGGIO 2018 – Con il 100% degli obbiettivi addestrativi raggiunti, si è chiusa la prima esercitazione ANPDI/TEAM FOLGORE PARACADUTISTI e CENTRO DI ADDESTRAMENTO DI PARACADUTISTI- COMPAGNIA AVIORIFORNIMENTI
Professionalità, “porte aperte” , attenzione e comuni obbiettivi della Folgore e del Team Folgore nominato dalla Presidenza Andi quale “esperimento pilota” , sono stati gli ingredienti del successo di ieri.

Per non essere troppo lunghi, divideremo la cronaca in due parti. Nella seconda pubblicheremo il corposo servizio fotografico con i dettagli delle operazioni .

Foto sopra e nell’hangar Gianmarco Pagliari
foto sotto , in aviosuperfice: Alfio Pellegrin
PRIMA PARTE


PRESUPPOSTO ADDESTRATIVO:
EMERGENZA SU TRE REGIONI
VALUTAZIONE DEI TEMPI MINIMI DI INTERVENTO CON AVIORIFORNIMENTO
ALLARMATA LA COLONNA MOBILE EMILIA ROMAGNA CONDOTTA DAL TEAM
ALLARMATI I NUCLEI DI PRONTEZZA PER ALLESTIRE LE ZONE LANCIO DA AVIORIFORNIMENTO
CONDIZIONAMENTO SPEDITIVO
AVIORIFORNIMENTO DIMOSTRATIVO

Il titolo riassume 16 ore della prima esercitazione congiunta ANPDI/TEAM FOLGORE PROTEZIONE CIVILE e BRIGATA FOLGORE , che ha consentito di verificare sia la prontezza che la adeguatezza dei materiali e degli equipaggiamenti del Team Folgore

La colonna della Team Folgore Paracadutisti, composta di tre moderni mezzi della Protezione Civile Emilia Romagna assegnati ai membri del Team , è stata allertata per partire da Parma alle 5 in punto.
Il Nucleo di Prontezza di Lucca , quello di Pisgne di Brescia e quello di Parma si sono messi in movimento contemporaneamente.
18 Paracadutisti e quattro specialisti sanitari e rianimatori con ambulanza tecnologica della ANPAS di Salsomaggiore, all 07.15 hanno fatto ingresso al Capar di Pisa, dove li attendeva il Sergente Maggiore paracadutista Michele Polzella ( volontario del Team. ndr), nella sua veste di sottufficiale che doveva prendere in carico e “governare” il Team, su ordine del Tenente Colonnello Berchioni, comandante di Battaglione e del Capitano Cacioli, cui è affidata da Compagnia aviorifornimenti che li ha “gestiti” per l’intera giornata.
Riordinati e schierati in èPiazzale El Alamein hanno partecipato all’alzabandiera, formale, ordinato, emozionante.
Alle 8, 30 in Sala biefing del Comando , il Capitano Cacioli assistito dal sottotenente Toffolo, ha tenuto una “lezione” di Aviorifornimento , focalizzata sulle caratteristiche della “macchina” avio e dei requisiti che il Comando ha fissato per la scelta delle zone dove lanciare i carichi.
In meno di 2 ore i carichi al seguito del Team ( ne parleremo nella seconda parte , ndr) erano condizionati e “pronti al lancio”. Contemporaneamente lo era anche la prima pattuglia guida.
Il lancio di materiali sarebbe stato possibile in meno di 8 ore dalla attivazione della colonna.
Seguiranno dettagli nella seconda parte.

IL COMANDANTE DEL CAPAR E LA FOLGORE GUARDANO CON ATTENZIONE AL PROGETTO
Alla fine dell’ alzabandiera e durante la giornata – nonostante i molti impegni, tra i quali anche la visita alla Caserma del Questore e tanto altro- il Colonnello Alessandro Borghesi ha salutato ed incontrato il Team più volte. Il Comandante guarda con interesse alla idea di attivare la associaizone d’Arma in attività di protezione civile “speciali” e così attinenti alle caratteristiche dei baschi amaranto

SEGUE SECONDA PARTE ENTRO ORE 1230
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ESERCITAZIONE GLOBAL CAPACITY DEL COMFOSE:ASSISTE ANCHE IL GENERALE PAKISTANO HAYAD. IMMAGINI SPETTACOLARI. SCATTI SMD

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Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Claudio Graziano, ha ricevuto IL 21 Maggio a Roma presso Palazzo Esercito il Presidente del Comitato dei Capi di Stato Maggiore (CJCSC), Generale Zubair Mahmood Hayat.
E’ stata l’occasione per l’approfondimento dei temi della cooperazione militare e condividendo alcune riflessioni sulla situazione internazionale, con specifico riferimento alla minaccia terroristica.
Il generale Roberto Nordio, Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa, si è recato presso la Base Addestrativa Incursori (BAI) di Marina di Pisa per assistere all’esercitazione “Global Capacity” 2018. L’esercitazione delle Forze Speciali e delle Forze per Operazioni Speciali ha visto impegnati diversi reparti delle Forze speciali e per le operazioni speciali dell’Esercito sotto la guida del Comparto Forze Speciali dell’Esercito (COMFOSE).

“Le Forze Speciali – ha dichiarato il Generale Nordio – sono un assetto strategico per la tipologia degli obiettivi che riescono a conseguire e assumono una connotazione intrinsecamente inter-forze quale massima espressione dell’interoperabilità e dell’integrazione. Le competenze e le tecniche delle Forze Speciali sono state messe a disposizione anche della collettività come dimostrato dagli interventi avvenuti in occasione delle zone terremotate in cui è stato possibile per esempio raggiungere popolazioni isolate. La capacità “dual use” delle forze speciali è un’ulteriore motivazione per investire in questo settore”.

Il Comando delle Forze Speciali dell’Esercito è un comando a livello di brigata dell’Esercito Italiano che si occupa di gestire tutte le unità di forze speciali, forze per operazioni speciali e di supporto operativo per le operazioni speciali della forza armata. Operativo dal 19 settembre 2014.

Il COMFOSE non ha la responsabilità dell’impiego operativo dei propri reparti, ruolo che resta di competenza del Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali (COFS) alle dirette dipendenze del Capo di Stato Maggiore della Difesa e la cui attuale articolazione rispecchia appieno l’esigenza sancita dal “Libro Bianco per la Sicurezza Internazionale e la Difesa” di rafforzare e di rendere le capacità esprimibili da parte di Forze Speciali e di Forze per Operazioni Speciali più integrate e idonee a operare in sinergia con le forze convenzionali, potenziando i sistemi di supporto alle stesse in termini di efficienza, efficacia e numero, anche attraverso l’acquisizione di specifici sistemi tecnologici d’avanguardia, specie nel campo della mobilità.

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BRIGATA ARIETE: LEADERSHIP IN CATTEDRA

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È stato inaugurato mercoledì, con la sessione dedicata al confronto con autorevoli e noti personaggi della società civile, il secondo ciclo di lezioni dedicate al tema della leadership, organizzato dal Comando della 132^ Brigata corazzata “Ariete” presso la Caserma “Mittica” di Pordenone.

L’attività, concepita e realizzata nel quadro degli appuntamenti addestrativi predisposti in favore dei comandanti, di reggimento e fino a livello compagnia, delle unità inserite nel pacchetto di forze della VJTF (Very High Readyness Joint Task Force) e dei reparti della Brigata “Ariete”, ha visto la straordinaria partecipazione di Chiara Mio, Economista dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e Presidente di Crédit Agricole FriulAdria Gruppo Bancario, del dottor Giulio Bertola, medico chirurgo di fama internazionale e Direttore Responsabile del Reparto di Chirurgia Oncologica Generale del Centro di Riferimento Oncologico (CRO) di Aviano e del Generale di Corpo d’Armata Paolo SERRA, Comandante delle Forze Operative Nord dell’Esercito Italiano e già Consigliere militare per la Sicurezza dell’ONU in Libia.

Gli illustri ospiti, eccellenze nei rispettivi settori di attività e con alle spalle significative esperienze in tema di leadership, hanno raccontato le loro preziose testimonianze, misurandosi su argomenti come la gestione del rischio, decidere e agire, la valorizzazione delle risorse umane e la gestione dei talenti e del gruppo, moderati dal Comandante della grande unità corazzata, generale di brigata Angelo Michele Ristuccia. Numerosi gli spunti di riflessione emersi durante la tavola rotonda, così come parecchie le curiosità e le domande che i presenti hanno voluto rivolgere agli ospiti.

L’apertura dei lavori è stata caratterizzata dall’intervento del generale di divisione Carlo Lamanna, Comandante della Divisione “Friuli”.

La sessione svolta si colloca in un ciclo di lezioni sulla leadership, tema fondamentale nella formazione dei comandanti, iniziato lo scorso anno con una serie di incontri con autorevoli personaggi tra cui il generale di brigata americano Lance Landrum, comandante della Base USAF di Aviano, l’ex pilota di Formula 1, Alex Zanardi e cinque plurimedagliati atleti della Nazionale italiana di paraciclismo e una tavola rotonda con Ennio Doris, Riccardo Illy, Matteo Achilli, Massimo Tammaro e Vincenzo Santo.
Lezioni di Leadership all'Ariete Lezioni di Leadership all'Ariete Lezioni di Leadership all'Ariete Lezioni di Leadership all'Ariete Lezioni di Leadership all'Ariete Lezioni di Leadership all'Ariete

– TERZA PARTE ANPDI/TEAM FOLGORE E COMPAGNIA AVIO – LE IMMAGINI DI ALFIO PELLEGRIN

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PARMA- In ogni occasione importante per il nostro giornale e del Team Folgore, di cui è stato il fondatore nel 2000, il colonnello Alfio Pellegrin ci regala anche una “storia fotografica” che vale una cronaca.
Ecco solo alcune delle foto che “fissano”i momenti salienti della giornata addestrativa del team Folgore al Capar, del 24 Maggio, visti dal suo obbiettivo fotografico ( le altre seguiranno) :

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ESERCITAZIONE ANPDI/TEAM FOLGORE E COMPAGNIA AVIORIFORNIMENTI – SECONDA PARTE – I CONTENUTI ADDESTRATIVI

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foto sopra: il plotone Avio con il Team Folgore composto di 18 paracadutisti e 4 assistenti sanitari e rianimatori

SECONDA PARTE DI TRE
PISA- 24 MAGGIO 2018- COMPAGNIA AVIORIFORNIMENTI – La giornata “operativa” dei 22 componenti del Team è iniziata subito dopo l’alzabandiera, a cui hanno partecipato inquadrati di fianco alla Compagnia Aviorifornimenti.
LE ATTIVITA’ DELLA CP AVIO: UN ICEBERG DI IMPIEGHI
Il Capitano Paolo Cacioli, in sala riunioni, al Comando, prima di entrare nel merito del briefing per aviorifornitori, ha informato il Team circa il vero e proprio ‘”iceberg” di attività multiple della “AVIO” , in teatri nazionali ed internazionali, ad elevato contenuto tecnico, quali esperti riconosciuti di aviorifornimenti e componente indispensabile della rete di difesa. I suoi paracadutisti , inoltre, sono impiegati a rotazione anche come “arma base” ovvero come plotone fucilieri nella operazione Strade Sicure,ed in diverse missioni in corso,

GLI OBBIETTIVI DELLA GIORNATA ADDESTRATIVA “IN PILLOLE”
PRIMO TEST: IL TEMPO
Oltre alla organizzazione logistica, al Team interessava mettere a punto una cronotabella dell’emergenza, per valutare la capacità di reazione di un nucleo di prontezza.
La colonna formata da 4 mezzi della Protezione Civile, uno dei quali una ambulanza tecnologica della ANPAS di Salsomaggiore, ha raggiunto il Capar in meno di due ore e mezzo. Questo era uno dei primi parametri da conoscere per standardizzare le attivazioni. Partiti alle 5 in punto, hanno varcato la soglia del Capar alle 07.15.

SECONDO TEST- LA COMPATIBILITA’ DEGLI EQUIPAGGIAMENTI

I carichi da condizionare erano ingombranti : due moto ed un quad, cui si è aggiunto il posto comando da Pattuglia guida completo ( stazione mete0/radio/maniche a vento/fumogeni/teli di segnalazione) insieme a viveri e 8 taniche ( di solito le lanciano riempite con carburante per 3/4 per evitare la compressione dei gas, ndr). Le tre piattaforme sono state predisposte ed in meno di due ore erano pronte al lancio: alle 12.15 avrebbero potuto essere imbarcate.

ADDESTRAMENTO DEI NUCLEI DI PRONTEZZA
La ipotesi operativa generale del Team Folgore è di individuare zone lanci che siano le più vicina alle case sparse oppure a piccoli agglomerati montani che storicamente rimangono isolate per mancanza di mezzi e uomini sul terreno, a caisa della gravità dell’evento.

I nuclei potrebbero raggiungere l’area interessata sia via terra che con un lancio speditivo di una squadra, per accorciare i tempi.

ore18 – AVIORIFORNIMENTO E AVIOLANCIO SU VALDERA ( PISA) DI UNA SQUADRA
La zona individuata dal nucleo di prontezza di Lucca è stata quella di Valdera. Per ottenere il massimo risultato didattico a terra, è stato effettuato anche l’addestramento di tre squadre alla gestione della zona lanci con emissione di bollettino meteo e del vento a 300 – 600 e 1000 metri di altezza secondo i parametri e con equipaggiamento usato anche dai militari.
L’aviolancio della squadra ha simulato l’intervento di una pattuglia guida di emergenza -per accorciare i tempi di raggiungimento dell’area- ma poteva anche rappresentare l’invio di personale con materiali utili per presidiare la zona, fare una ricognizione e assistere i cittadini rimasti isolati. Il kit è previsto che dovrà contenere un piccolo gruppo elettrogeno, radio, una tenda , materiale sanitario e generi di conforto.

RICOGNIZIONE E FINE ESERCITAZIONE
ore 19: dopo circa 15 ore, con l’atterraggio dei materiali e della squadra, la esercitazione è terminata ed i mezzi hanno fatto rientro nelle città di partenza: Lucca, Firenze, Parma, Salsomaggiore e Brescia

IL CAPAR HA ACCOLTO I CORSISTI “A VELE APERTE”
Il Team Folgore vuole ringraziare da queste pagine i “padroni di casa”, ovvero il Centro di addestramento di paracadutismo nella sua intera catena di comando: il Comandante Colonnello Borghesi , il Tenente Colonnello Berchione, comandante di Battaglione Avio , il Capitano Cacioli, comandante della Compagnia avio ed il sottotemnente Toffolo , comandante del plotone che ha operato in hangar.

LE FOTO DELLA MATTINA DI GIANMARCO PAGLIARI- SEGUE LA CRONACA DEL POMERIGGIO

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RASSEGNA STAMPA- VIDEO -L’INCURSORE ITALIANO TRA I FERITI IRAQENI MASSACRATI DAI COMBATTIMENTI

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Incursore e ‘medico dell’anno’. “Curavo i feriti massacrati dall’Isis”
Esercito, militare delle Forze speciali premiato negli Usa. Unico italiano


QUOTIDIANO.NET

di BEPPE BONI


25 maggio 2018

Bologna, 25 maggio 2018 – Il ‘Medic of the year’, medico dell’anno, si lancia con
respiratore e paracadute direzionale da 8mila metri, sa affrontare una parete di roccia in ascesa invernale, è un
subacqueo ad altissima specializzazione ed è in grado di condurre assalti armati in qualsiasi condizione.
Infine sa come soccorrere e curare feriti gravi appena usciti da un combattimento, straziati da bombe o ordigni artigianali o massacrati dalla pallottole. Ma non è laureato in medicina.

M. T., 30 anni, milanese, caporalmaggiore incursore del Nono Reggimento d’assalto

paracadutisti Col Moschin dell’esercito, gioiello delle Forze speciali (il nome è coperto come prevedono le stesse Forze speciali), è il primo italiano in trent’anni insignito del
titolo
di ‘Medic of the year’ dalla Scientific Assembly – Special Operations – Medical
Association di New York per aver coordinato insieme ad altri specialisti della coalizione un mini ospedale da campo
immediatamente dietro la linea del fuoco nella battaglia di Mosul, in Iraq, la
località dove c’è la diga protetta dagli italiani. Qui le forze armate irachene hanno strappato l’area
all’Isis con migliaia di morti lasciati sul campo e combattimenti casa per casa durati mesi. Lo
incontriamo al Carlino.

Come si diventa medici di guerra senza essere laureati in medicina? 

“La medicina è una passione che ho sempre avuto. Dopo tutte le professionalità acquisite diventando incursore ho
superato la selezione per accedere a tre corsi specialistici della Nato a Pfullendorf, in Germania, poi negli Stati
Uniti con stages finali in ospedale”.

Cosa è in grado di fare?

“Sono stato abilitato alle situazioni di Combat medic, che prevedevano, fra l’altro, l’assistenza di un ferito in
autonomia fino a 48 ore. Si apprendono tutte le tecniche sanitarie di primo intervento”.

Ora è medico dell’anno.

“Sì, un riconoscimento mai ottenuto dagli italiani. Nell’ambito del premio mi è stata riconosciuta anche una borsa
di studio che utilizzerò per completare i miei studi sanitari con una laurea breve in Italia”.

Al Charlotte convention center di New York come è andata?

“Bellissima esperienza. Oltre al premio ho tenuto una conferenza davanti a 600 operatori sanitari, militari e
civili, in cui ho esposto la mia esperienza e i casi i più interessanti”.

Dove è stato impiegato in Iraq?

“Ho fatto parte di un nucleo Combat medic con altri membri di Forze speciali della coalizione durante la battaglia
di Mosul a supporto delle forze di sicurezza irachene. Siamo stati ad Hamam al Alil e poi in un altro posto
dell’area”.

Qual era il vostro compito?

“Abbiamo gestito un punto di raccolta feriti immediatamente dietro le linee del fronte. Eravano in quattro, un
nucleo ristretto di colleghi di altre Forze speciali con la stessa specializzazione. Per due mesi siamo stati
operativi 24 ore su 24, sette giorni su sette alternando turni di riposo”.

Che tipo di feriti arrivavano?

“Dai 18 ai 50 anni. Noi ci occupavano di quelli delle forze di sicurezza irachene, almeno la metà in Italia
sarebbero definiti codici rossi, cioè molto gravi. Il 60% risultavano colpiti dagli Ied, gli ordigni artigianali,
circa il 35% da colpi di arma da fuoco. Quindi politraumatizzati”.

Cioè?

“Soldati con amputazioni, ustioni sul 50% del corpo, ferite alla testa”.

Come eravate organizzati?

“In un edificio abbandonato abbiamo allestito una clinica da campo in grado di far fronte atutti i principali
interventi salvavita. Ovviamente protetti da un cordone di sicurezza di forze della coalizione”.

Che interventi si facevano?

“Blocco di emorragie, drenaggi toracici, tracheotomie, trasfusioni, attività con ecografo. I feriti arrivavano a
qualsiasi ora, senza sosta”.

Il sangue per le trasfusioni come arrivava?

“Dalle donazioni dei soldati iracheni. Per ognuno doveva passare almeno un mese tra un prelievo e l’altro, ma la
maggior parte si ripresentava dopo due giorni o anche il giorno successivo sapendo che così si poteva salvare la
vita di un collega”.

Come sterilizzavate i ferri chirurgici?

“Con un forno casalingo dentro al quale venivano posti i ferri avvolti nella carta stagnola”.

I racconti dei feriti?

“Raccontavano di una battaglia cruenta, casa per casa. Tutti molto motivati”.

Il giorno che non dimenticherà?

“Era un’alba di maggio. Tutta l’equipe medica era stremata da una notte di lavoro senza sosta. Ci portarono venti
feriti in un colpo solo, straziati dagli Ied. C’era sangue ovunque. L’impatto era superiore alla nostra capacità di
assistenza immediata, ma ce la cavammo ugualmente”.

Tornerebbe in azione in un ospedale di guerra?

“Non dipende da me. Io sono un incursore, quindi sempre pronto ad entrare in azione”.

VIDEO Incursore e ‘medico dell’anno’. “Curavo i feriti massacrati dall’Isis” – Cronaca – quotidiano.net

PISA- IL COMANDANTE DEL CAPAR CONSEGNA ATTESTATO DI BREVETTO MILITARE E STRALCIO LANCI AD UN VETERANO DEL TEAM FOLGORE

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PISA- 24 MAGGIO 2018- Alla fine della lunga giornata addestrativa del Team Folgore ANPDI, il comandante del Capar, colonnello Alessandro Borghesi, ha incontrato i 22 corsisti per i saluti finali nell’hangar della compagnia Aviorifornimenti.
il colonnello Borghesi ha esortato il Team Folgore ANPDI a continuare nella attività con perseveranza e senza curarsi delle difficoltà. Alla fine, ha ricevuto da Walter Amatobene la tuta ginnica del Team Folgore, come segno di ringraziamento per l’assistenza e la disponibilità sua e del personale del Capar . Poi , a sorpresa, ha “sfoderato” l’attestato di brevetto militare e lo stralcio lanci proprio di Walter Amatobene, che del Team Folgore paracadutisti divisione protezione civile è il coordinatore insieme agli altri due dirigenti Pietro Del Grano e Francesco Vicari.

Questo stralcio lanci con attestato che consegno all’amico Walter, il nostro “entry point” per questa attività,- ha proseguito Borghesi- segnala che Amatobene alla fine degli anni 70 ha fatto un sacco di lanci (14, ndr) .
Questo dimostra come i “veterani” abbiano trascorso un periodo molto intenso di attività con la Folgore”

Rivolgendosi ad una giovane paracacadutista in servizio , Le ha chiesto quanti lanci avesse fatto nei 16 mesi di Capar. “Cinque signor Comandante”, ha risposto. Un segno di estrema razionalizzazione dei costi che ha ridotto l’uso dei vettori militari, riducendo l’attività lancistica al minimo previsto. .
Alla consegna del documento nelle mani di Amatobene seguirà a breve quella agli altri componenti del Team durante le prossime occasioni addestrative che saranno messe in programma.

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NOTIZIE DAL MONDO di Antonello Gallisai

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Un istruttore dell’esercito britannico è stato riconosciuto colpevole di aver sabotato il paracadute della moglie nel tentativo di incassare la sua assicurazione sulla vita. La donna è incredibilmente sopravvissuta alla caduta da 4.000 piedi.

Sembrerebbe un film : un marito imbroglione con una serie di amanti, una moglie appassionata di paracadutismo, una preziosa polizza assicurativa sulla vita, un paracadute sabotato e una straordinaria fuga dalla morte dopo 4.000 piedi caduta libera.

Ma questa è stata l’incredibile storia che si è svolta in una corte inglese questa settimana nel processo che ha visto coinvolto un uomo che, dopo aver accumulato enormi debiti vivendo una doppia vita con la sua amante è stato dichiarato colpevole di aver tentato di uccidere sua moglie, sei settimane dopo aveva partorito, sabotando le funicelle del suo paracadute e manomettendo i collegamenti della riserva.

Victoria Cilliers, a sua volta istruttrice di paracadutismo, è sopravvissuta miracolosamente alla caduta . Atterrò in un campo appena arato. Gli spettatori inorriditi erano così convinti che il risultato sarebbe stato fatale che una sacca per il corpo fu portata nella zona dell’impatto presso l’Army Parachute Association a Netheravon Wiltshire, la domenica di Pasqua del 5 aprile 2015.

È emerso in tribunale che il marito, Emilie Cilliers, un atleta pluripremiato, istruttore e preparatore fisico dell’esercito, aveva trascorso cinque minuti chiuso in una toilette all’aerodromo dove sabotò il paracadute e la riserva.
La signora Cilliers, forse, avrebbe dovuto essere più sospettosa quando suo marito andò in un bagno con i suoi paracadute casualmente appesi alla schiena, solo la settimana precedente era sopravvissuta a un altro tentativo di omicidio dopo aver sentito odore di gas nella sua cucina.

Cilliers, nato in Sud Africa, è entrato a far parte dell’esercito britannico nel 2004 ed era stato premiato come “miglior recluta”. Ha poi incontrato la sua prima moglie, Carly Cilliers, con la quale ha avuto due figli.

LA CHIESA DEL CAPAR DIVENTERA’ ANCHE IL LUOGO DEL RICORDO DEI PARACADUTISTI CADUTI IN SERVIZIO

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PARMA- il Cappellano della Folgore , paracadutista militare Don Marco Minin, ci ha informato di una sua idea, per ora embrionale ma che noi sposiamo sin d’ora, di dedicare parte della Chiesa del Capar al ricordo dei Caduti in servizio, creando un “Angolo d’Onore” (forse una parete, forse un Altare), sul quale trascrivere in forma estetica ( don Marco sta riflettendo sulla formula più adeguata, ndr) i nomi di tutti quei paracadutisti che hanno perso la vita in Missione o in addestramento o in operazioni di servizio.
Quella chiesetta, dove tutti noi abbiamo pregato almeno una volta, è in fase avanzata di abbellimento. Era già bella, ma ora che sta per essere completamente reimbiancata e sottoposta al “maquillage” murario, lo sarà ancora di più. Diventerà anche il Luogo del Ricordo il giorno della Festa di Specialità. Nella “Casa di tutti i Paracadutisti” ,il Capar, i baschi amaranto che interverranno alla celebrazione di El Alamein, troveranno , oltre al Museo delle Aviotruppe e ‘Ara , anche Chiesa che conterrà la Parete dell’Onore consacrata, a pochi metri da Piazzale El Alamein.
Mai luogo è stato così idoneo per i Paracadutisti, perchè racchiude tutte le caratteristiche , i requisiti ed i Valori per il suffragio delle anime di chi è caduto nell’adempimento del dovere. E’ “consacrata”, visibile, bella, tutelata dalle autorità, visitabie come lo sono i tanti Sacrari, Cappelle, Monumenti cittadini.
A Don Marco Minin garantiamo da oggi il pieno appoggio e supporto per raccogliere i (pochi) fondi necessari all’allestiomento di quell’angolo.

ACCADEMIA DI MODENA – MAK P100 – FRA 100 GIORNI LA STELLA DA SOTTOTENENTE PER IL CORSO SALDEZZA

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ACCADEMIA MILITARE, CERIMONIA DEL MAK P 100

Gli Allievi Ufficiali del 198° corso “Saldezza” a cento giorni dalla nomina a Sottotenente celebrano il Mak P 100

MODENA- 26 MAGGIO 2018 -Alla presenza del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Salvatore Farina, si è svolta oggi, al parco Novi Sad di Modena, la tradizionale cerimonia del “Mak P 100” degli Allievi Ufficiali del 198° corso “Saldezza” dell’Accademia Militare, evento, quest’ultimo, che segna i cento giorni mancanti alla promozione al grado di Sottotenente dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri.
Alla cerimonia erano presenti il Comandante per la Formazione, Specializzazione e Dottrina dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Pietro Serino e il Comandante delle Scuole dell’Arma dei Carabinieri, Generale di Corpo d’Armata Luigi Longobardi, nonché numerose Autorità locali.
Il Reggimento Allievi dopo aver sfilato per le vie cittadine, si è schierato all’interno del Parco, a testimonianza del profondo legame che unisce l’Accademia Militare con la città di Modena; sinergia ulteriormente consolidata dal conferimento del titolo di “Cadetto ad honorem” al Professore Angelo Oreste Andrisano, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
Nel suo intervento il Generale Farina, dopo aver ringraziato le Autorità intervenute, ha voluto sottolineare l’importanza del traguardo raggiunto dagli Allievi del 198° corso “Saldezza”, affermando “se da un lato vi verrà chiesto di affrontare la carriera di Ufficiali in chiave moderna, dall’altro dovrete rafforzare quel patrimonio di valori senza tempo che hanno sempre caratterizzato l’UNA ACIES e tutte le generazioni di chi, prima di voi, ha intrapreso la stessa difficile ma entusiasmante professione, al servizio del Paese”.
La celebrazione del “Mak P 100” è una tradizione che risale al 1840; con il passaggio della “Stecca Accademica” gli allievi più anziani, giunti ormai al termine del biennio di studi accademici, cedono agli allievi più giovani la “Stecca”, riproduzione in grande scala di un piccolo attrezzo in legno, con una scanalatura centrale, che veniva usato, un tempo, dagli Allievi per lucidare i bottoni metallici della giubba senza sporcare il tessuto.
Anche quest’anno, gli Allievi Ufficiali prossimi alla promozione a Sottotenente hanno deciso di promuovere un’attività benefica a favore dell’Associazione Onlus “ASEOP” (Associazione Sostegno Ematologia Oncologica Pediatrica) di Modena per il progetto “la Casa di Fausta”, che prevede la realizzazione di una casa accoglienza per bambini ricoverati presso il Dipartimento Materno Infantile del Policlinico di Modena e loro famiglie.
L’Accademia Militare, attualmente comandata dal Generale di Brigata Stefano Mannino, è erede delle tradizioni della Reale Accademia istituita il 1° gennaio 1678 ed è l’Istituto Militare di formazione di base più antico al mondo, precedendo l’Accademia russa di San Pietroburgo, la Royal Military Academy inglese, la Ecole Royale Militaire francese e, infine, l’Istituto militare di West Point negli Stati Uniti d’America.


IL SALUTO AGLI ALLIEVI DEL COMANDANTE DI ACCADEMIA GENERALE STEFANO MANNINO

CARI ALLIEVI,
ABBIAMO GIA’ SENTITO COME “MAC PI CENT” SIGNIFICHI, NEL DIALETTO PIEMONTESE CHE “MANCANO APPENA 100” GIORNI. UN MODO DI DIRE, QUESTO, CHE È RETAGGIO DELLE ANTICHE TRADIZIONI SABAUDE DELL’ESERCITO E CHE VIENE PERPETUATO E VISSUTO OGNI ANNO DA TUTTE LE GENERAZIONI DI CADETTI, CON IL MEDESIMO ENTUSIASMO, EMOZIONE E TREPIDAZIONE.
LA CERIMONIA ODIERNA È UN APPUNTAMENTO TRADIZIONALE CHE RACCHIUDE IN SÉ PIÙ SIGNIFICATI: DA UN LATO VI E’ LA GIOIA DEGLI ALLIEVI “ANZIANI” DEL 198° CORSO “SALDEZZA”, CHE DOPO DUE ANNI INTENSI E FATICOSI, FRUTTO DI SACRIFICI, DI STUDIO E DI IMPEGNO PERSONALE, RAGGIUNGERANNO A BREVE UN PRIMO IMPORTANTISSIMO TRAGUARDO: LA PROMOZIONE A SOTTOTENENTE.
DALL’ALTRO, LA CONTESTUALE INVESTITURA PER IL 199° CORSO “OSARE” DI UNA MAGGIORE RESPONSABILITÀ NELLA VITA DELL’ISTITUTO,
CARI “ANZIANI” DEL 198° CORSO “SALDEZZA”.
LA GIORNATA ODIERNA RESTERÀ A LUNGO E FELICEMENTE IMPRESSA NELLA VOSTRA MEMORIA, IN UN CONNUBIO TRA ATMOSFERA FESTOSA ED IMPORTANTI SIGNIFICATI MORALI CHE ESPRIMONO IL RAGGIUNGIMENTO DI UN’AMBITA META, QUELLA DELLA NOMINA AD UFFICIALE.
RIPENSANDO AL RECENTE PASSATO, A QUESTI DUE ANNI TRASCORSI A MODENA, RITENGO CHE CIASCUNO DI VOI PROVI 4

QUASI UN SENSO DI STUPORE DI FRONTE ALLA RAPIDITÀ CON LA QUALE E’ CORSO IL TEMPO. UN PERIODO BREVE MA INTENSO IN CUI AVETE SPERIMENTATO LE PRIME RINUNCE ED I SACRIFICI LEGATI AD UNA DISCIPLINATA VITA MILITARE. MA ANCHE ORAMAI COMPRESO CHE QUANDO SI CREDE IN SE’ STESSI E SI E’ IN POSSESSO DI UNA SOLIDA BASE MORALE, VALORIALE ED ETICA, NON ESISTONO OSTACOLI ED E’ POSSIBILE SUPERARE QUALSIVOGLIA DIFFICOLTÀ.
STAMATTINA AVRETE PROBABILMENTE INDOSSATO LA VOSTRA UNIFORME CON UN PIZZICO DI ORGOGLIO IN PIÙ E SIETE ORA QUI AL COSPETTO DEI VOSTRI COMANDANTI E DEI VOSTRI AFFETTI PIU’ CARI CON L’ANSIA DI ESSERCI, DI MOSTRARVI, DI MANIFESTARE CON FIEREZZA ED ORGOGLIO LA VOSTRA GIOIA PER ESSERE ORAMAI GIUNTI AD UN PASSO DI UN PRIMO IMPORTANTE TRAGUARDO.
QUESTE EMOZIONI SONO VOSTRE. LE AVETE MERITATE E SUDATE, PER L’IMPEGNO, LA TENACIA, LA FERMEZZA, LA TENSIONE MORALE ED INTELLETTUALE CHE AVETE MESSO IN CAMPO PER ARRIVARE SIN QUI. CON UNA “SALDEZZA” D’INTENTI, VIRTU’ DALLA QUALE PRENDE IL NOME IL VOSTRO CORSO, DERIVANTE DA UNA CORAGGIOSA SCELTA, QUELLA CHE AVETE FATTO DUE ANNI ORSONO, VARCANDO IL PORTONE DELL’ACCADEMIA MILITARE, CON IL SOGNO E L’AMBIZIONE DI ENTRARE A FAR PARTE DI QUELLA UNICA SCHIERA, “UNA ACIES” IL MOTTO DELL’ACCADEMIA, DI UOMINI E DONNE CHE HANNO DECISO DI SERVIRE LE ISTITUZIONI IN ARMI CON LE STELLETTE DA UFFICIALE.
UN ATTO DI VOLONTA’ RINNOVATO CON IL GIURAMENTO DEL 18 FEBBRAIO 2017 IN CUI VI SIETE SOLENNEMENTE IMPEGNATI A SERVIRE LE ISTITUZIONI CON DISCIPLINA ED ONORE. 5

TRA POCHI GIORNI SI APRIRA’ UNA NUOVA FASE DELLA VOSTRA VITA. VI SPOSTERETE NEI RISPETTIVI ISTITUTI DI SPECIALIZZAZIONE A TORINO, PIUTTOSTO CHE A ROMA O QUI A MODENA, PER CONTINUARE LA VOSTRA FORMAZIONE IN QUELLO CHE RAPPRESENTA – LO VOGLIO RICORDARE E SOTTOLINEARE – UN PROCESSO CONTINUO E PERMANENTE CHE NON SI ESAURIRA’ PRESSO GLI ISTITUTI SCOLASTICI, MA CHE PROSEGUIRA’ ANCHE UNA VOLTA GIUNTI AGLI ENTI ED AI REPARTI OPERATIVI. UNA “FORMA MENTIS” ED UN “MODUS OPERANDI” CHE DOVRANNO SEMPRE ACCOMPAGNARVI NEL CORSO DELLA VOSTRA VITA MILITARE.
CIASCUNO DI VOI DOVRA’ INFATTI CONTINUARE A PREPARARSI “INDIVIDUALMENTE” AL MEGLIO DELLE PROPRIE POSSIBILITA’ PER FORTIFICARE LE PROPRIE CAPACITA’ CONCETTUALI, FISICHE E MORALI. TUTTO CIÒ, SENZA MAI DIMENTICARE CHE I RISULTATI MIGLIORI SI OTTENGONO SOLO SE SI RIESCE A FARE SQUADRA. LE POTENZIALITÀ E LE CAPACITÀ DI UN INDIVIDUO SONO – INFATTI – PREZIOSE E NECESSARIE, MA QUELLE DI UN GRUPPO BEN AMALGAMATO SONO UNICHE ED INSOSTITUIBILI PER RAGGIUNGERE OBIETTIVI AMBIZIOSI E DURATURI.
SAPPIATE PERTANTO INTERAGIRE CON CHI VI STA INTORNO E SIATE PRONTI A PROIETTARVI NEL CONTESTO INTERFORZE ED INTERNAZIONALE. SIATE APERTI AL NUOVO, AL CAMBIAMENTO, ACCETTANDO, CON UMILTA’, CONSIGLI E SUGGERIMENTI, MA AL TEMPO STESSO SIATE PRONTI A FARE ALTRETTANTO NEI CONFRONTI DEGLI ALTRI, CON GRANDE SENSO DI RESPONSABILITA’.
RICORDATE, INOLTRE, CHE SARETE COMANDANTI SOLO NELLA MISURA IN CUI SAPRETE TRASMETTERE AI VOSTRI COLLABORATORI GLI IDEALI IN CUI CREDETE, SOLO SE SAPRETE OTTENERE DA 6

OGNUNO DI LORO, AD UN TEMPO, STIMA, AFFETTO, RISPETTO ED OBBEDIENZA. GRAZIE SÌ AL LIVELLO DI AUTORITÀ RIVESTITO, MA SOPRATTUTTO IN VIRTU’ DELL’ AUTOREVOLEZZA DI CUI SARETE PORTATORI, SENZA ARROGANZA O PREVARICAZIONE, MA ANCHE SENZA ATTEGGIAMENTI POPULISTICI E DEMAGOGICI.
PER FAR CIO’ DOVRETE FAR RICORSO ALLE RISORSE PIÙ PROFONDE DEL VOSTRO ANIMO, CHE QUI, IN ACCADEMIA, ABBIAMO ACCURATAMENTE POTENZIATO: AUTODISCIPLINA, MOTIVAZIONE, TENACIA, CORAGGIO, CARATTERE: IN DEFINITIVA, ALL’ESSENZA MIGLIORE DELLA VOSTRA PERSONA. QUESTI SONO GLI ELEMENTI CARATTERIZZANTI DI CHI SI ADOPERA A FAVORE DELLA COLLETTIVITÀ, E SOPRATTUTTO DI CHI SI ASSUME O SI ASSUMERA’ A BREVE L’ONERE DI GUIDARE ALTRI UOMINI: L’ETICA DEL SERVIRE.
SIATE SEMPRE FIERI DEL PERCORSO INTRAPRESO, E AL TEMPO STESSO UMILI MA CORAGGIOSI NELL’AFFRONTARE UNA VITA DI CRESCENTI RESPONSABILITÀ. AGITE SEMPRE A FRONTE ALTA, SALVAGUARDANDO SEMPRE LA DIGNITÀ DELLE ISTITUZIONI, DEI VOSTRI UOMINI E DI VOI STESSI.
MA SOPRATTUTTO FATE CHE LA VOSTRA GIOVENTÙ NON SIA SOLTANTO UNA CONDIZIONE ANAGRAFICA MA COSTITUISCA UNO STATO PERENNE DEL VOSTRO SPIRITO, CHE VI CONSENTA DI IMPEGNARVI TOTALMENTE PER QUELLO IN CUI CREDETE E DI AFFRONTARE CON ENTUSIASMO OGNI NUOVA SFIDA.
DA COMANDANTE POSSO AFFERMARE CHE L’ACCADEMIA MILITARE HA FATTO DEL SUO MEGLIO PER AVVIARE IN MODO CORRETTO LA VOSTRA EDUCAZIONE E FORMAZIONE. L’ACCADEMIA VI HA FORNITO I PRIMI, FONDAMENTALI, “STRUMENTI DI LAVORO” PER POTER INIZIARE QUESTO PERCORSO DI VITA. 7

A VOI ORA IL COMPITO DI METTERE IN PRATICA GLI INSEGNAMENTI RICEVUTI, PER DIVENTARE DEI PROFESSIONISTI, DEGLI OTTIMI PROFESSIONISTI, MA SOPRATTUTTO DEI BUONI COMANDANTI.
IN QUESTO CONTESTO DESIDERO ESPRIMERE IL MIO PLAUSO AL PERSONALE DI STAFF DELL’ACCADEMIA MILITARE, AL REPARTO SUPPORTI GENERALI, ALLA LINEA DI COMANDO DEL REGGIMENTO ALLIEVI, AI DOCENTI UNIVERSITARI ED AGLI ISTRUTTORI MILITARI, CHE CON GRANDE DEDIZIONE E PROFESSIONALITÀ VI HANNO COSTANTEMENTE SEGUITO IN QUESTI DUE ANNI .
DESIDERAVO ORA CONCLUDERE CON UN ULTIMO INCISO, CHE SPERO, PROPRIO PERCHE’ ULTIMO, POSSA RIMANERVI PIU’ FRESCO NELLA MEMORIA, E CHE INTENDO RIPRENDERE IN QUANTO LO REPUTO TROPPO IMPORTANTE: CARI RAGAZZI, RICORDATEVI CHE LA COMPONENTE PRINCIPALE DEL NOSTRO SISTEMA, LA PIU’ DELICATA, LA PIU’ COMPLESSA ED AL TEMPO STESSO LA PIU’ PREZIOSA E’ E RIMANE L’UOMO…SAPPIATE AMARE E RISPETTARE I VOSTRI UOMINI…SAPPIATE VALORIZZARE OGNUNO DI LORO…SIATE SEMPRE DAVANTI A LORO, ANIMATI DAL CORAGGIO DELL’ESEMPIO… SAPPIATE ESSERE DEGNI DEL RISPETTO E DELL’OBBEDIENZA DEI VOSTRI UOMINI…SOLO COSI’ POTRETE DIRE, UN DOMANI, DI ESSERE STATI DEI BUONI COMANDANTI…. E NOI, DA QUEST’ALTRA PARTE, DI ESSERE STATI IN GRADO DI ASSOLVERE AL MEGLIO LA NOSTRA MISSIONE QUALI EDUCATORI E FORMATORI.
IN BOCCA AL LUPO …. CARI COLLEGHI!
E BUONA FORTUNA AL 198° CORSO “SALDEZZA”!
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ESERCITAZIONE TEAM FOLGORE/ANPDI E COMPAGNIA AVIORIFORNIMENTI – I PARTECIPANTI

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PARMA- Il successo della prima esercitazione congiunta del TEAM FOLGORE/ANPDI e Compagnia Aviorifornimenti, ha avuto 22 partecipanti. Un numero elevato , nonostante la giornata lavorativa. Per alcuni di loro la sveglia è stata alle tre del mattino, per tutti gli altri alle 4. Il rientro a Parma è avvenuto alle 2230 mentre i componenti bresciani della spedizione hanno rincasato a mezzanotte.
Ecco i loro nomi.

CENCI GIORGIO Capo Gruppo- dirigente della Protezione civile con incarichi regionali
CORRADI CORRADO Osservatore per conto della Presidenza Nazionale ANPD’I
PALERMO BRUNO Responsabile della pattuglia guida
VICARI FRANCESCO Vice Presidente del Team Folgore paracadutisti protezione civile
Membri delle squadre :
DEL GRANO PIETRO
AMATOBENE WALTER
FONTANILI DAVIDE
SASSI LORENZO
TARTUFFIETTI ALESSANDRO
ARMANI PIERLUIGI
ANDREA CORRADINI
PAGLIARI GIANMARCO
UNSI protezione civile e ANPDI Brescia
TAIOLA GRAZIANO
SERGIO MUSESTI
ANPDI Lucca
ELIO PASQUALINI
GUIDI GIANLUCA
IACONIELLO GIUSEPPE
MARCO NATALINI
Assistenza Sanitaria e rianimatori
ANDREA FRANCHI
GIANNI ROBUSCHI
PELAGATTI FEDERICA
NORETTI ANGELO
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E’ MORTO IL BRIGATISTA DELLA BOMBA ALLA FOLGORE DI LIVORNO

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Genova – E’ morto Gianfranco Zoja, ( nella foto,ndr) brigatista che ha confezionato la bomba lanciata con un rudimentale mortaio davanti alla Vannucci di Livorno. Grazie all’ intervento di un paracadutista, la traiettoria del lancio era stata deviata, limitando i danni. Aveva 64 anni ed era malato. Era uscito dal carcere lo scorso autunno dopo l’arresto nel 2014, dove aveva scontato un cumulo pena di 4 anni. Il Br era stato accusato di cospirazione politica aggravata e concorso in atti di terrorismo per aver partecipato al confezionamento di una bomba che il 25 settembre del 2006 esplose davanti alla caserma Vannucci di Livorno ferendo lievemente due paracadutisti della Folgore. Zoja era leader br genovese e figurava negli elenchi delle forze dell’ordine sia delle vecchie Brigate Rosse che di quelle Nuove.
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UNA NAVE ULTRAVELOCE TECNOLOGICA PER GLI INCURSORI DI MARINA

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MESSINA- Angelo Cabrini era un ufficiale della Marina italiana che nella Seconda guerra mondiale, il 26 marzo 1941, affondò l’incrociatore pesante inglese York nella baia di Suda a Creta.
Il suo nome è stato assegnato ad una unità ultratecnologica degli incursori di marina.

La Unpav (Unità navale polifunzionale ad altissima velocità), è stata costruita nei cantieri di Intermarine, una parte a Sarzana (La Spezia), il resto a Messina nei cantieri Rodriquez . Il varo è avvenuto ieri a Messina alla presenza del capo di stato maggiore della Marina militare Valter Girardelli, dell’amministratore delegato di Intermarine Livio Corghi e delle autorità civili e religiose. Madrina Anna Accardo, madre del Secondo Capo Nicola Fele, incursore della Marina Militare, insignito con la Medaglia d’oro al Valor di Marina, morto in servizio nelle acque del basso Adriatico il 15 febbraio 1992.

La nave andrà in mare con cinque mesi di anticipo sui tempi previsti (aprile dell’anno prossimo) ed è la prima di due Unpav commissionate dalla Marina militare italiana che le utilizzerà per le forze speciali e fanno parte di una commessa da 40 milioni di euro . Forniranno supporto alle operazioni del Gruppo operativo incursori, sia nella fase di addestramento che nella fase operativa. cabrini1
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RASSEGNA STAMPA- 7 MAGGIO 1966- LA FOLGORE DELLA RSI COMBATTE IN LAZIO

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IL PRIMATO NAZIONALE.IT

Roma, 27 mag – Il 27 maggio del 1944, il Reggimento Paracadutisti “Folgore”, al comando del Maggiore Mario Rizzatti, riceve l’ordine di partire da Spoleto, dove aveva completato l’addestramento, per attestarsi a sud della Capitale, lungo la direttrice che va dal litorale tirrenico fino ai Colli Albani. Il suo compito è quello di coprire i reparti tedeschi in ritirata dopo lo sfondamento del fronte di Cassino. Siamo all’epilogo di quella che è stata la lunga battaglia per la difesa di Roma, iniziata nel gennaio precedente con lo sbarco alleato ad Anzio. Due giorni dopo, il “Folgore” prende posizione e le truppe tedesche iniziano il ripiegamento dirette a nord. Con queste ci sono i superstiti del Btg Paracadutisti “Nembo”, in marcia con la 4° Div. Fallschirmjager, che transitano nella zona dove si trova Rizzatti. Sono agli ordini del Cap. Corradino Alvino che rincontra il suo comandante con il quale, l’8 settembre, in Sardegna, aveva preso la decisione di non tradire l’alleato tedesco. Alvino chiede con insistenza di potersi fermare con i suoi ma Rizzatti non sente ragioni e gli ordina di proseguire: ”Il Nembo si batte da quattro mesi, ora tocca a noi!”.

In effetti, quello di Alvino, era stato il primo reparto della R.S.I. a raggiungere il fronte, comportandosi peraltro magnificamente e, fin dai primissimi giorni, si era conquistato l’ammirazione ed il rispetto dei tedeschi. Il battaglione, falcidiato dalle perdite, si era ridotto, nei ranghi, agli effettivi di una compagnia, questo il motivo per il quale era stato ribattezzato “Compagnia Autonoma Nettunia”. Prima di separarsi definitivamente, i due si salutano con commozione e con la sensazione che non si rivedranno più. Rizzatti si trova a Castel di Decima, con tre compagnie del 1° Battaglione – la 2° e la 4° – attestate sui rilievi che costeggiano la S.P. Laurentina, posizionate in modo da inquadrare il settore di accesso e poter colpire d’infilata qualora il nemico riuscisse a penetrare, mentre la 1° cp. è di riserva a fondovalle, pronta ad intervenire. Privi come sono di artiglieria controcarro, i paracadutisti italiani hanno ben poco da opporre al nemico se non il proprio coraggio. All’alba del 4 giugno, un primo attacco di autoblindo inglesi viene respinto a costo di gravi perdite. Queste lasciano allora il campo ai mezzi corazzati del 46° Royal Tanks RGT i quali, dopo una preparazione con tiri di artiglieria, si aprono a ventaglio ed iniziano a sparare con mitragliatrici e cannoni da 75. Subito dopo avanzano in fila indiana, incuranti del fuoco di sbarramento delle mitragliatrici i cui colpi si infrangono contro le loro spesse corazze e imboccano decisamente la stretta strada provinciale che dal castello degrada fino alla spianata del fosso Malpasso. La loro intenzione è quella di giungere a fondovalle ed attaccare le due compagnie alle spalle, risalendo dove il pendio si fa più dolce.


La situazione appare senza via d’uscita! Il Magg. Rizzatti si rende conto che l’intero battaglione rischia di essere annientato. E’ impotente ma non vuole assistere alla fine dei suoi ragazzi, molti dei quali hanno l’età del figlio Alessandro, anch’egli paracadutista del “Folgore”! E’ necessario un atto che galvanizzi i suoi e sia d’esempio! Esce allora dalla grotta a fianco della strada dove è il suo posto di comando e, imbracciando il mitra, si piazza a gambe larghe davanti al primo carro armato ed inizia a lanciare bombe a mano, imitato dal suo giovanissimo portaordini, il diciottenne Massimo Rava, che non vuole lasciare solo il suo comandante. Il mitragliere dello Shermann dopo un primo momento di stupore, ruota l’arma versoi due, praticamente inermi di fronte a lui e, senza pietà, mira con la calma di chi si sente al sicuro e li uccide con una micidiale scarica.
Il gesto di Rizzatti, sublime ma apparentemente inutile, provoca sconcerto tra gli inglesi che frenano improvvisamente la marcia, forse temendo un’imboscata. La strada stretta impedisce loro di manovrare, si accalcano e sono obbligati a rimanere incolonnati, avanzano circospetti, poi si fermano di nuovo.

Questo procedere a singhiozzo, fa guadagnare tempo prezioso ai circa sessanta uomini della compagnia di riserva del cap. Edoardo Sala, muniti di poche armi controcarro individuali Panzer Faust, lasciati in dono dai ragazzi di Alvino, che possono risalire velocemente dagli edifici della stazione sanitaria a fondovalle e correre in soccorso dei loro camerati. Sala ha le idee chiare: colpire il carro di testa per bloccare l’avanzata della colonna e, successivamente, quello di coda per chiuderli in trappola. Si assume in prima persona il compito di farlo e, nascondendosi dietro un muretto, attende l’arrivo del primo Shermann. Sente lo spaventoso sferragliare dei cingoli ed il rumore assordante del motore che si avvicina. Freddamente, aspetta fino a che il bersaglio non è a pochi metri da lui e soltanto allora preme il grilletto. Avverte la forza del rinculo e la vampata di scarico del Panzer Faust. Colpito in pieno da così breve distanza, il carro prende immediatamente fuoco, percorre senza controllo un breve tratto in discesa fino a rovesciarsi sul lato. I membri dell’equipaggio sono spacciati! Nel giro di pochi minuti Rizzatti e Rava sono vendicati! A questo punto, Sala si precipita verso la coda del convoglio, mentre i suoi uomini, appostati ai margini della strada, iniziano a sparare con Panzer Faust sui mezzi al centro, creando scompiglio e mitragliando i nemici che cercano scampo fuori dai loro carri armati in fiamme. Giunto in coda, in un inferno di fuoco, riesce miracolosamente a colpire lo Shermann di fine colonna. Gli inglesi sono in trappola: sotto i colpi di Panzer Faust, granate, mitragliatrici, armi individuali, sono costretti ad arrendersi o perire. In loro soccorso, giungono le autoblindo e la fanteria di rinforzo e gli scontri, violentissimi, si protraggono fino al pomeriggio, con numerosissimi caduti da entrambe le parti ma ormai la situazione per loro appare definitivamente compromessa: da questa parte l’attacco è fallito ed il compito di ritardare l’avanzata del nemico è stato assolto.

Per l’intera giornata del 4 giugno, lungo tutta la linea del fronte, i paracadutisti del Rgt. “Folgore”, unitamente ai decumani del Btg. “Barbarigo” della X Mas ed ai legionari del Btg. “Degi Oddi” delle Waffen SS italiane, pur al costo di gravissime perdite, riescono comunque a mantenere le posizioni, permettendo alle truppe tedesche un ordinato ripiegamento.
Il Btg. “Nembo” durante quattro mesi al fronte, ha perso i 3 / 4 degli effettivi mentre il Rgt “Folgore” in otto giorni di combattimenti ha avuto 544 tra caduti e dispersi, senza contare i feriti. Quasi tutti giovanissimi, erano accorsi ad arruolarsi, a guerra praticamente persa, decisi a battersi solo ed esclusivamente “Per l’Onore d’Italia”, come recitava il motto, coniato dal cap. Sala, che i paracadutisti portavano, cucito sulla manica sinistra della giubba. Tanti eroi sconosciuti, tanti eroi dimenticati.

Mario Porrini

PARACADUTISMO A MONTAGNANA: DUE ORI AI CARABINIERI PODIO PER LA SCUOLA NAZIONALE

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MONTAGNANA- E’ stata una bellissima performance , quella di oggi a Montagnana , da parte del Team Centro Sportivo CARABINIERI e dell’ Appuntato Claudio Carbone , che guadagnano due medaglie doro. Secondo nella individuale è il Luogotenente Tresoldi,Esercito e terzo Giorgio Squadrone, che, da congedato,ha gareggiato con le insegne del Free Team di Belluno.Su sette squadre, dietro ai Carabinieri, seconda arriva la Free Team di Belluno e terza la Scuola Nazionale di Carpi.

La seconda gara di stagione nella cittadina veneta, oltre ad essere ormai una “classica” per i competitori, serviva alle squadre per fare il punto della preparazione e per formare i team agonistici.
Un test importante ad una settimana dal Campionato Italiano che si terrà a Ravenna dal 31 maggio al 3 giugno dove sia i Carabinieri che l’Esercito e la Scuola Nazionale schiereranno gli agonisti più agguerriti. Alcuni atòeti della Scuola Nazionale, ad esempio, si sono allenati senza gara, lasciando il campo ai colleghi della squadra allargata.

MEDIASET DEDICA UN SERVIZIO AI REPARTI SPECIALI

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PARMA- Il sErvizio di Mediaset sui reparti speciali italiani di sabato 26 Maggio 2918, ha riscosso molti consensi, nonostante l’ora tarda.
Per quei (pochissimi) che non lo avessero visto ecco il collegamento.

IL VIDEO

TORNA SUL MERCATO LA MOTO DEI PARACADUTISTI INGLESI

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Flying Flea fu una moto rivoluzionaria nel corso della Seconda Guerra Mondiale e oggi rivive grazie all’omaggio di Royal Enfield.

Si trattava di una moto con un motore da 125 cc, con impiego civile, primi anni ’30. Durante la seconda guerra mondiale fu la prima moto “paracadutata” al seguito degli inglesi. Gli ufficiali dell’aviazione inglese dopo tentativi con le biciclette pensarono alla Flying Flea. La Royal Enfield venne scelta per la leggerezza, i suoi 65 kmt/h e le dimensioni. Fu tra i mezzi usati il 6 giugno 44, durante lo sbarco in Normandia. Dopo la guerra fu prodotta fino agli anni ’60.

Royal Enfield rilancia ora Flying Flea Classic 500 Pegasus Edition in collaborazione con l’esercito inglese. Il modello ha come base la Royal Enfield Classic 500. Il nome deriva dalla divisione dei paracadutisti inglesi, la Pegasus appunto. Le differenze sono i dettagli unici: la livrea è verde militare, con impresso il logo Pegasus e il matricola sul serbatoio, come ce l’aveva la Flying Flea. Ha una striscia gialla sul basamento del motore che indica il centro della massa,per caricare correttamente la moto sugli aerei, le manopole in pelle marrone, cinturino in pelle e fibbie in ottone sul filtro dell’aria, è dotata di pedale di avviamento e deò faro tondo come le moto dell’epoca. Il logo della divisione dei paracadutisti è presente anche sulle borse di tela laterali e su altri accessori dedicati a questa edizione limitata. La Classic 500 Pegasus Edition verrà infatti prodotta solo in 1000 esemplari, destinati al mercato indiano ed europeo, ad un prezzo di 4.999 sterline.
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