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100 CANI SARDI IN TURCHIA NEL 1911

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L’Italia dichiarò guerra alla Turchia il 29 settembre del 1911, per la conquista della Libia, ed i nostri soldati trovarono l’aspra resistenza dei turchi e della popolazione indigena.

Così il Comando del Corpo di Spedizione in Libia richiese l’invio di cani adatti per le operazioni militari, questo anche per difendersi dalle continue incursioni negli avamposti militari italiani dalle formazioni nemiche.

Al Comando di Stato Maggiore di Roma venne suggerito l’impiego dei cani sardi, che definì nella nota di richiesta di autorizzazione indirizzata al Ministero di Guerra: “cani da pastore, che vengono impiegati nell’Isola sia come cani da guardia per greggi, sia per la caccia grossa. Sono cani mastini di razza speciale, intelligentissimi da fiuto finissimo”.

Sempre nel documento venne indicato di assoldare un centinaio di questi cani tramite i soldati richiamati dalle zone della Gallura, Nuorese, Ogliastra e Lugudoro. Infatti i militari avrebbero dovuto fare ritorno in licenza in famiglia, e per conto del Comando Militare di Cagliari acquistare ad un prezzo convenuto dai quattro ai sei esemplari canini nel proprio paese d’origine.
Il contingente partì da Cagliari il 30 Dicembre 1911.

Dopo avere svolto assai bene il loro compito, e dopo che diversi esemplari perirono in combattimento,molti degli esemplari rimasero in Libia e diversi sarebbero abbattuti nel period post bellico sia per la ostilità dei musulmani verso i quadrupedi che per la pericolosità di alcuni di loro, diventati randagi.


IL GENERALE DI DIVISIONE STEFANO MANNINO HA CEDUTO IL COMANDO DELLA ACCADEMIA DI MODENA AL GENERALE DI BRIGATA RODOLFO SGANGA

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MODENA- La mattina del 13 Settembre si è tenuta nel cortile d’onore della Accademia di Modena a Modena la solenne cerimonia di cessione del comando da parte del generale di divisione Stefano Mannino all’amico generale di Brigata Rodolfo Sganga, alla presenza del generale Salvatore Cuoci.
La prima gradita sorpresa è stata quella dell’ingresso della Banda musicale della Folgore sulle note della musica d’ordinanza delle aviotruppe, per sottolineare come questo cambio riguardasse due generali paracadutisti , entrambi provenienti da esperienze di vertice nei ranghi della Folgore. Il Prefetto ed il Sindaco di Modena erano sul palco delle autorità come ulteriore conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la città di Modena “è” la Accademia e la Accademia “è” Modena. Così ha spiegato il generale Mannino nel suo discorso, citando diversi incontri con cittadini modenesi, che glielo hanno più volte ricordato.
Entrambi gli ufficiali hanno sottolineato come il ruolo della più antica accademia militare del mondo sia quello prima di tutto di formare ottimi cittadini ed eccellenti Ufficiali. Il Generale Sganga ha scelto di intervenire per rivolgersi agli allievi ufficiali rientrati appositamente dalle esercitazioni per assistere al cambio. Con loro Sganga si è complimentato per la scelta difficile che hanno fatto dopo il diploma. Ha parlato di scelta da ammirare e da sostenere, ed ha promesso che lo farà con il massimo del suo impegno e della passione.
Il generale Mannino lascia a Sganga uno staff rodato ed efficiente ed eccellenti risultati sia formativi che nel rapporto con la città. “Conosco lo spessore, la passione e l’approccio al comando che contraddistingue il generale Sganga e so che darà tanto all’Accademia”. Tra loro due corsi di differenza ma una carriera quasi parallela, ha detto Sganga, che ha ricordato come il generale Mannino per le sue capacità sia sempre stato un punto di riferimento per lui e per i giovani allievi.


IL REGGIMENTO LOGISTICO FOLGORE “COMPIE” SEI ANNI

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PISA- Si è svolta Venerdì 13 Settembre , presso la Caserma “Bechi-Luserna” di Pisa, la cerimonia per il sesto anniversario del rientro del Reggimento Logistico “Folgore” nei ranghi della Brigata Paracadutisti “Folgore”, alla presenza del Prefetto di Pisa dottor Giuseppe Castaldo, del vice sindaco Raffaella Bonsangue, del Capo di Stato Maggiore della Brigata Col. Mauro Zandonadi, di numerose altre autorità militari, civili e di appartenenti alle associazioni combattentistiche e dei paracadutisti in congedo del Battaglione Logistico “Folgore”, di cui il reparto è erede delle gloriose tradizioni.

La cerimonia ha visto lo schieramento delle unità in armi del Reggimento e il Comandante, Col. Salvatore Pisciotta, nel suo intervento ha prima ricordato con commozione il paracadutista Antonio Cadoni, scomparso il 18 agosto scorso a seguito di un tragico incidente stradale così come ha reso onore ai Leoni della “Folgore” Santo Pelliccia e Cesare Mussoni e, successivamente, sottolineato quanto sia oramai indissolubile il legame che tiene saldo il Reparto con la Brigata Paracadutisti, grazie soprattutto alle numerose attività di carattere operativo e addestrativo che hanno visto coinvolto il Reggimento in supporto alla grande unità dell’Esercito sia in Patria che nei vari Teatri Operativi.

Il Comandante ha evidenziato il “grande orgoglio, oltre che l’onore, nel comandare una Unità di eccellenza, per capacità professionali e per l’elevatissimo livello di specializzazione degli uomini che lo animano”, confermando altresì il profondo radicamento del Reparto nel tessuto pisano, specie in riferimento alle passate attività di concorso a seguito di calamità naturali, quale ad esempio l’incendio avvenuto sul Monte Serra nel settembre del 2018, e la costante attività di concorso alle forze dell’ordine nell’ambito dell’Operazione Strade Sicure.

Oltre una mostra statica di veicoli storici forniti per l’occasione dalla sezione di Lucca dell’Associazione Nazionale Autieri d’Italia e di quelli tecnologicamente più avanzati e di peculiare impiego dell’unità, per la prima volta, al termine della cerimonia in armi, è avvenuto l’aviolancio delle bandiere, tra le quali quella del comune di Pisa, da parte della Sezione Paracadutismo Sportivo dell’Esercito, che ha suscitato notevole apprezzamento da parte degli invitati alla manifestazione.

PORTOGRUARO: BUON RADUNO LAGUNARI!

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Portogruaro- Si terrà per una settimana, da oggi , nella cittadina veneta il 13/o Raduno nazionale dei Lagunari in congedo ed in servizio del reggimento “Serenissima”, eredi dei Fanti da Mar della Repubblica di Venezia. L’evento, che gode del Patrocinio dell’Esercito Italiano, della Regione Veneto e della Città Metropolitana di Venezia, avrà un programma che prevede, oltre alla tradizionale cerimonia militare ed allo sfilamento di migliaia di radunisti di domenica 22 settembre, manifestazioni culturali a favore della cittadinanza e la partecipazione di gruppi di rievocatori storici legati alla storia del Veneto e d’Italia. Inoltre, venerdì 20 settembre nel pomeriggio un team di lagunari in servizio, i moderni Fanti da Mar della Serenissima, condurrà presso il locale stadio una dimostrazione tattica di discesa rapida con funi da elicotteri (fast rope) . Nell’arco delle giornate interessate all’evento, si prevede la partecipazione di circa 15.000 persone.

LA CONDANNA CIVILE DEL GENERALE STANO PER NASSIRYA : INTERVIENE IL GENERALE BERTOLINI

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di Marco Bertolini

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha condannato definitivamente ai fini civili il Generale Bruno Stano a rifondere le famiglie dei Caduti di Nassiriya. La sentenza pare paradossale se si tiene conto che segue un processo penale nel quale Stano era stato assolto ma non c’è dubbio che si basa su leggi in vigore, ancorché evidentemente tali da favorire cortocircuiti analoghi a quelli che condannano i patres familiarum che rispondono con la violenza alla violenza di chi irrompe nottetempo nelle abitazioni dei loro cari. Ma questo è un altro discorso… o forse no.

Ciò premesso, torniamo comunque al punto ponendoci una domanda: al di là della verità “giudiziaria” della sentenza e sulla quale non si può discutere, chi è il vero colpevole della strage di Nassirya?

Prima di tutto sarebbe bene osservare che, anche per una mentalità accuratamente de-militarizzata come quella italiana, il concetto di “colpevolezza” per i morti in combattimento andrebbe approfondito.

Perché, sia chiaro, è di combattimento che si tratta, visto che l’Irak del 2003 non era un paese pacificato, nel quale le varie fazioni avevano concordato una pace sulla quale vigilare con piglio di notarile interposizione; al contrario, era un paese nel quale ancora operava un’opposizione armata all’occupazione statunitense e della coalizione occidentale, e nel quale ogni giorno venivano condotte operazioni di taglio eminentemente militare, da entrambe le parti.

Insomma, nonostante il termine utilizzato giornalisticamente, l’attentato di Nassiria è stato in realtà un attaccoa, condotto contro un obiettivo militare, con tecniche militari e probabilmente da chi si considerava, se non lo era formalmente, militare a sua volta.

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Per questo, il termine “colpevole” sul quale mi soffermerò oltre, va usato con molto giudizio. In guerra, infatti, di norma non ci sono colpevoli da punire, ma nemici da eliminare, magari uccidendoli, senza ipocriti moralismi e contraddicendo la logica dell’operazione di “Polizia Internazionale”, spesso usata come cortina fumogena per giustificare interventi impopolari.

Insomma, in guerra non si opera quasi mai per la giustizia, neppure per quella internazionale anche se poi sarà la stessa che stringerà il cappio al collo degli sconfitti, ma per gli interessi nazionali o della coalizione internazionale, giusto o sbagliato che sia. E se la controparte ne prende atto e reagisce, è normale. Non c’è da sorprendersi. Detto questo, quindi, siamo certi che il Generale Stano meriti il discredito che la sentenza suggerirebbe?


Se proprio di colpevolezza si deve parlare, infatti, il primo colpevole è l’irakeno che ha guidato il camion dentro il compound italiano. Non era certamente Stano alla guida del mezzo e non stava neppure mangiando lingue di pappagallo mentre i suoi uomini operavano pericolosamente sul territorio.

Con loro condivideva i rischi e le scomodità di un impegno che si preannunciava lungo (era in “teatro” da pochissimo tempo), rischioso e difficile, nel quale doveva corrispondere alle disposizioni del Contingente internazionale, anch’esso colpito da perdite tutti i santi giorni.

Era certamente impegnato ogni giorno in attività di pianificazione e di gestione di migliaia di uomini, facendo capo ad attivazioni a giro d’orizzonte.

Doveva inoltre svolgere un’intensa attività “diplomatica” con le autorità militari, politiche e amministrative locali, nonché ricevere le frequenti visite di delegazioni dello Stato Maggiore della Difesa italiano, degli Stati Maggiori di Forza Armata e del Comando Generale dell’Arma stesso che aveva espresso il contingente Carabinieri vittima della tragedia. Non un’attività di poco conto, quindi, come noto almeno a chi si è trovato ad affrontarla.

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Per tutto questo, faceva affidamento su un suo Comando che sviluppava le pianificazioni operative e logistiche e coordinava le operazioni in corso; ricorreva inoltre ad un regime di delega nel quale ogni comandante di corpo alle sue dipendenze aveva attività e responsabilità da affrontare al suo livello.

Il tutto, in un contesto di instabilità generale, provocato anche dal rincorrersi di molti warnings giornalieri su minacce possibili, probabili, credibili, improbabili e fake (rispettivamente “allarmi” e “bufale”, per i residui italofoni nazionali).

Ma un altro colpevole, quello principale, è rappresentato dal nostro provincialismo. Si tratta del provincialismo di chi non vuole accettare che nel mondo reale esiste ancora la guerra che alcuni si illudono di aver abolito (?) con l’articolo 11 della costituzione e per la quale bisogna attrezzarsi di soldati, di carri e di armi, e non di articoli del codice e verbali di polizia.

Il provincialismo, insomma, di chi non vuole ammettere che ci sono situazioni nelle quali è la logica del soldato e non quella del poliziotto che deve essere adottata.

Per le ragioni del primo, la base dei Carabinieri avrebbe dovuto essere inclusa nel più ampio accampamento del contingente dell’Esercito italiano, ben difeso all’interno della base aerea della città, e il personale non sarebbe stato tratto dall’Arma territoriale, ma esclusivamente dalle unità operative della stessa.

Per il secondo, invece, era necessario stare “in mezzo alla gente”, magari adottando comportamenti che se sono idonei a combattere la criminalità organizzata o la mafia, non si prestano ad operazioni contro un nemico che usa – tutti i giorni – armi pesanti, tonnellate di esplosivo e persone determinate a farsi esplodere pur di colpirti, sulla base di pianificazioni operative elaborate con cura professionale.

E questa, purtroppo, è la stessa logica che ha intaccato le nostre Forze Armate da anni, con i comandanti in operazioni investiti delle paradossali funzioni di “datore di lavoro” come normali capicantiere in Patria, con tutto il rispetto per questi ultimi, responsabili dell’applicazione delle norme HACCP in mensa e dell’altezza dei gradini delle scale, mentre nel tempo libero dovrebbero pensare a come rastrellare l’abitato di Khasàm Hicìol’ o come mettere il sale sulla coda al pastore errante nell’Asia che sta preparando un “attentato”.


Che da una visione del genere nei confronti delle Forze Armate sia sbocciata la pianta della sindacalizzazione, come se si trattasse di un’istituzione come le altre, non può quindi sorprendere!

Insomma, non si può certamente criticare una sentenza della Corte di Cassazione, ma c’è comunque da chiedersi, da un punto di vista tecnico, come dovranno comportarsi da oggi in avanti i nostri comandanti impiegati nei teatri operativi del nostro spicchio di mondo.

Con quale serenità sceglieranno una linea d’azione anziché un’altra per far fronte ad un compito assegnato, sapendo che ci sarà poi chi, sulla base di una logica avulsa dall’impiego reale per quanto perfettamente legale in condizioni di normalità, li assolverà o li giudicherà colpevoli sulla base del senno del poi.

Potranno fare affidamento sui propri comandanti subordinati senza controllare di persona gli apprestamenti di ogni base e l’addestramento di ogni singolo soldato?

Quali ordini darà il comandante che riceve il compito di occupare una posizione o di spostare più avanti il limite della propria area di responsabilità, sapendo che probabilmente alcuni suoi uomini potrebbero rischiare la vita?

Come potrà, quel comandante, mettere a rischio il futuro della propria incolpevole famiglia sapendo che potrebbe pagare in solido eventuali conseguenze negative delle sue disposizioni, per quanto prese attenendosi agli ordini, alle procedure e alla dottrina in vigore?

Il supporto concreto al generale Stano da parte dell’Istituzione che l’ha a suo tempo inviato in operazioni, per metterlo in condizioni di far fronte alle richieste delle parti civili, non si limiterebbe quindi a essere un gesto di solidarietà giusto e necessario, ma avrebbe il senso di un provvedimento “operativo” fondamentale per assicurare all’Esercito, e alle Forze Armate in generale, le condizioni morali indispensabili per continuare ad esistere come tali.

Altrimenti, è finita.

IL COCER SI SCHIERA A FAVORE DEL GENERALE STANO: RISARCIMENTI A CARICO DELLO STATO

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foto sopra; il generale Stano, secondo da destra ,è stato condannato dal tribunale civile ( cassazione) al risarcimento dei parenti dei Caduti di Nassirya. Era stato assolto in sede penale e in sede disciplinare


COCER

OGGETTO: MILITARI, RESPONSABILITÀ CIVILE SEMPRE A CARICO DEL SINGOLO!

Un tribunale della Repubblica ha stabilito recentemente che il militare è sempre responsabile di danni arrecati a terzi, anche se penalmente e disciplinarmente innocente. A causa dell’assenza di norme che riconoscano nei fatti la specificità militare, i cui confini restano troppo labili, è indubbio che questa interpretazione giurisprudenziale, sempre più frequentemente, fa ricadere le responsabilità dello Stato sul singolo militare, non riconoscendo che quest’ultimo agisce per nome e conto della Nazione. Il militare infatti opera a seguito del sacro giuramento prestato nell’assolvimento della missione affidatagli sempre su mandato del Parlamento.L’operatore in uniforme non è un semplice cittadino, non sceglie di ritrovarsi in un determinato luogo e di compiere una specifica azione per interessi personali o finalità di lucro, ma in esclusivo e supremo interesse del Popolo Italiano e delle sue Istituzioni democratiche. Purtroppo, davanti a siffatte decisioni, migliaia di soldati, marinai ed avieri si trovano ogni giorno in Italia e all’estero a dover fare i conti con la propria coscienza decidendo se onorare i doveri del proprio stato e assolvere la missione assegnata, o “girarsi dall’altra parte” per non incorrere in responsabilità civili connesse ad eventuali danni arrecati a terzi solo per aver fatto il proprio dovere. Il Cocer Comparto Difesa è già intervenuto sulle proposte di Correttivo al riordino dei Ruoli chiedendo l’inserimento di un articolato ad hoc che salvaguardi e tuteli l’attività di servizio. Riteniamo ormai ineludibile che il Parlamento e il Governo si facciano carico della tutela degli uomini e donne in uniforme, che giornalmente assicurano la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere Istituzioni. E’ evidente che la neutralità sul tema da parte della politica mina la coesione interna delle Forze Armate portandole ad un subdolo e innaturale processo di “smilitarizzazione”, che già oggi ha effetti negativi sugli arruolamenti nei profili iniziali delle Forze Armate.

ESERCITO ITALIANO ED AUSTRIACO FANNO PROTEZIONE CIVILE POTABILIZZANDO L’ACQUA MARINA A FOCE RENO

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Al Poligono di Foce Reno Esercito Italiano e quello austriaco c’è stata la presentazione di apparecchi e procedure per la potabilizzazione delle acque marine.
Il vicesindaco Eugenio Fusignani:

“ Penso a come il Genio si sia particolarmente distinto nel terremoto del centro Italia con le demolizioni di oltre 1400 edifici e la costruzione di nuovi villaggi temporanei per le popolazioni colpite. Ringrazio inoltre il Poligono di Foce Reno, con il quale è peraltro da sempre in essere un ottimo rapporto di collaborazione per ciò che concerne le attività di difesa della costa, per avere ospitato questo evento, che ha visto anche una esercitazione pratica”.

NONNISMO IN REGGIMENTO ALPINO: CONDANNA AD OTTO MESI A SOTTUFFICIALI

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BELLUNO – Il giudice Angela Feletto lo ha definito nonnismo e con la sentenza in Tribunale a Belluno ha ottenuto la condanna di un sergemnte mnaggiore e due caporali dopo la denuncia un militare 25enne campano,inferiore gerarchico degli imputati, che ha ottenuto un risarcimento di 2mila euro per quanto passato e il risarcimento delle spese.
I condannati appartengono alla Julia-Settimo Reggimento e dovranno scontare 8 mesi e 10 giorni di reclusione ciascuno (con la condizionale e non menzione nel casellario giudiziale.I capi di imputazione: violenza privata, lesioni, violenza contro un inferiore (articolo 195 del Codice penale militare di pace) e del reato militare di ingiuria (articolo 196 codice militare). Ka vittima lamenta alcune frasi offensive che riguardavano la sua stazza, avrebbe trovato rovesciati nel suo letto alcuni cestini della carta, ma l’episodio scatenante sembrerebbe essere stato la requisizione del televisore personale.

«Abbiamo sentito due versioni talmente diverse – ha detto loro il giudice – che qualcuno da una parte o dall’altra finirà nei guai».


CAMBIO DI COMANDANTE ALL’OTTAVO REGGIMENTO GUASTATORI DELLA FOLGORE. ASSUME IL COMANDO IL COLONNELLO DELLO MONACO

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PARMA- Per un disguido eletronico, pubblichiamo in ritardo la notizia del cambio di comandante all’ottavo reggimento Guastatori Paracadutisti Folgore. Ce ne scusiamo con il nostri lettori
Venerdì’ 13 settembre 2019 presso la caserma “Donato Briscese” in Legnago (VR), si è svolta la cerimonia di avvicendamento del Comandante dell’8° Reggimento Guastatori Paracadutisti “Folgore”.

Alla presenza del Vice Comandante la Brigata Paracadutisti “Folgore”, Colonnello Cristiano Maria DECHIGI, il Colonnello Antonio D’AGOSTINO ha consegnato la Bandiera di Guerra del reggimento al Colonnello Gianluca DELLO MONACO.

Il Colonnello D’AGOSTINO, dopo aver rivolto un commosso pensiero ai caduti, alle loro famiglie, ai veterani e a coloro che nel silenzio combattono malattie e disagi infami, ha sottolineato il valore e la preparazione dei guastatori paracadutisti , compagine oggi ancora più pronta per affrontare qualsiasi tipo di sfida e missione, in Italia e all’estero.

Stima e riconoscenza è stata tributata dalle numerose autorità civili, militari e dai rappresentati delle associazioni combattentistiche e d’arma a testimonianza del forte legame che da sempre unisce i guastatori paracadutisti all’intera collettività.

185MO ARTIGLIERIA PARACADUTISTI : IL COMANDANTE CONSEGNA IL DISTINTIVO OMERALE AI NUOVI ARRIVATI AL REGGIMENTO

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NOTA DELLA REDAZIONE A 6 anni dalla ricostituzione, non avendo potuto festeggiare la ricorrenza il 1 luglio causa Raggruppamento Umbria & Marche (cari lettori ricorderete) i Diavoli Gialli ci omaggiano di un videoriassunto dell’evoluzione del neo-ricostituito Reggimento…da allora ad ora (sotto) <(BR>

Bracciano- In occasione del completamento di due settimane di intenso addestramento in favore del personale neo assegnato al reggimento, posto in essere al fine di misurare le capacità operative richieste dal reparto stesso e dalle aviotruppe, nella mattinata di Venerdì 14 settembre il comandante di reggimento Col Mauro Bruschi ha insignito tutto il personale neo assegnato; ufficiali, sottufficiali e volontari in ferma prefissata, dell’ omerale del reggimento “a bassa visibilità”.

Da oggi il personale assegnato porterà sul braccio una grande eredità, simbolo di altissimo valore e senso di appartenenza. Essere un Diavolo Giallo significa diuturno sacrificio ed orgoglio costante allo stesso tempo; Status Quo di un simbolo e di una realtà che negli anni si è intensificata e si sta rafforzando intorno ai Valori che contraddistinguono l essere paracadutista artigliere ed il far parte di una grande famiglia che è il 185 Rgt Art Par

EUROPA SOTTO GLI ISLAMICI WAHHABITI ? SUDDITA O CIRCONCISA

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di Corrado corradi

Qualche giorno fa il dott. Al Zawahiri (ispiratore e vice del fù Ben Laden) ha lanciato una minaccia che più o meno suona: “aspettatevi un attentato che quello delle torri gemelle non è niente”.
Evitiamo di spaventarci troppo per un avvertimento di quella che vuol essere la rediviva organizzazione Al Qaida che per bocca dell’ormai bollito Al Zawahiri ha lanciato la minaccia “madre di tutte le minacce” e concentriamo piuttosto l’attenzione su una realtà più subdola, che nulla a che vedere con gli attentati jihadisti ma che, su un piano diverso, è altrettanto pericolosa perché mira a stravolgere la nostra millenaria identità storica e che, come “la calunnia” di rossiniana memoria, rischia di sfuggirci perché “s’introduce destramente”.
Rendiamoci conto, cominciando a preoccuparci seriamente, che il peggior Islam, quello d’ispirazione wahhabita dei fratelli musulmani che sovvenziona la “da’wa” (predicazione islamista) e fa l’occhiolino al “jihad” (armato), salvo prenderne le distanze sui talk-show, si è già istallato e consolidato in casa nostra e sta già pensando di dar vita ad un democraticissimo partito islamico.

L’intento, ormai a buon punto, è quello di inserirsi nel processo democratico per poi abolirlo e sostituirlo con la Shari’a che i cantori dell’Islam de noantri, quelli a capo delle comunità incistate da noi, non lesinano nel decantarne la bontà sociale, etica e morale… tempo stimato per la creazione di un tale partito e portarlo a maggioranza tra il relativo e l’assoluto? una generazione, forse meno.

Basta guardarsi intorno per rendersene conto, alcune realtà testimoniano di un programma futuro:
 l’andamento della demografia delle comunità islamiche che è in costante crescita (già nel 1964 il Presidente algerino e musulmano Boumedienne aveva avvisato: “conquisteremo l’Europa con il ventre delle donne”);
 l’afflusso di migranti islamisti che riescono a stabilizzarsi nel nostro paese diventando di fatto italiani, anch’esso in costante crescita;
 la sostanziale autonomia comportamentale delle comunità islamiche incistate da noi le cui consuetudini hanno già generato una sorta di “diritto”.
Se a tutto cio’ si aggiunge anche un Papa che punta al sincretismo religioso… il giochetto è fatto, tempo una generazione e saremo tutti “dhimmi” (stato di sudditanza da un’autorità islamica) o circoncisi.

Con l’accusa che noi siamo diventati intolleranti, xenofobi e islamofobi, con l’equivoco secondo cui “tanto crediamo nello stesso Dio” e con la confusione artatamente creata alternando il bastone del jihad armato e la falsa carota del dialogo (impostato sulla dissimulazione) portato avanti da figuri organici alla fratellanza musulmana… il peggior Islam ci sta tenendo per le palle e ci sta facendo ballare.

Complice la nostra dabbenaggine, il peggior Islam riuscirà a far passare per democratica la creazione di un partito che per premessa non puo’ essere democratico, e a far credere che l’unica soluzione per contenere la “Da’wa” e fermare il “jihad” sarà quella di dar voce in parlamento ai rappresentanti delle comunità islamiche, come già detto più sopra tutti contigui alla fratellanza musulmana, oppure di ispirazione wahhabita o Ennahdiana o adepti del movimento El Adl Wa Al Ihsane… il peggior Islam, quello che vuole imporre la “Shari’a” in Europa fregandosene di come prega chi musulmano non é.

Apriamo gli occhi.

CAMPIONATI ITALIANI DI PARACADUTISMO DI THIENE : VINCONO I CARABINIERI – PODIO E TANTE MEDAGLIE PER LA SQUADRA DELL’ESERCITO

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THIENE-VICENZA- C’è stata “battaglia” nei cieli di Thiene, dove le squadre maschile e femminile dell’Esercito e quelle di Carabinieri e PD Factory hanno occupato tutti i podi del campionato nazionale delle discipline classiche. I Carabinieri sono raggianti per il titolo di Campione italiano 2019 e per il primo posto individuale del suo atleta Marco Pizzigoni, seguito a ruota dal veterano di mille gare Alessandro Euggeri,

BOTTINO DI MEDAGLIE PER L’ESERCITO

Il Reparto Attività Sportive, Sezione Paracadutismo, inquadrato nella Brigata Paracadutisti Folgore è quello che ha guadagnto il maggior nUmero di medaglie:
Nella sezione maschile, medaglia d’oro del Sergente Fabrizio Mangia nella competizione “combinata”, medaglia d’argento nello “Stile” per il Primo Luogotenente Tresoldi ed ulteriori sei medaglie conquistate dai nostri atleti sempre nella precisione in atterraggio e nello stile in caduta libera.

Nella competizione a squadre si registra uN buon terzo posto nella precisione in atterraggio ed il secondo nel Trofeo internazionale Città di “Thiene” valido per il il Campionato Italiano.

Nelle graduatoria femminile si riconferma Campionessa Italiana il Primo Caporal Maggiore Sonia Vitale, che vince anche la Combinata.
Medaglia d’oro nello “Stile“ per il Sergente Daniela D’Angelo, e medaglia d’argento per il Caporal Maggiore Capo Scelto Rosalinda Rusconi.
CAMPIONATO CITTA’ DI THIENE-PRIMA LA SCUOLA NAZIONALE
Sotto le classifiche


Il prossimo appuntamento agonistico per gli Atleti dell’Esercito, che si allenano a Pisa presso il Centro Addestramento Paracadutismo della Brigata Folgore, sarà la finale World Cup Series che si terrà a fine mese a Locarno (Svizzera).


ANPDI MONZA- LANCIO IN MEMORIA DEI CADUTI “PER L’ONORE D’ITALIA”

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di Francesco Crippa

Reggio Emilia 14 settembre

Seppur posticipato di una settimana per problemi “logistici” anche quest’ anno la Sezione Anpd’I di Monza ha voluto organizzare una giornata sul “campo di lancio” dedicata ai Caduti “Per l’ Onore d’ Italia”.
Diventata ormai una tradizione, ha ricevuto il plauso del Presidente Nazionale, Gen. Marco Bertolini, impossibilitato ad intervenire.
La giornata è iniziata alle 8,00 quando una cinquantina di paracadutisti delle sezioni di Monza, Roma, Treviso, Venezia e Val Susa, si sono ritrovati in aeroporto e uno dopo l’ altro si sono ordinatamente e uniformemente imbarcati ed hanno effettuato il lancio.
Alle 14,30 l’ attività lancistica del “plotone” era terminata e alle 16,30, insieme ad altri paracadutisti convenuti si sono inquadrati dell’ area antistante l’hangar dell’aeroporto e hanno iniziato la cerimonia di commemorazione dei Caduti.
Dopo l’ inno di Mameli, sono stati letti alcuni brani tratti dai discorsi del C.te Sala, comandante del Rgt. “Folgore” della R.S.I. e del grande paracadutista e storico Nino Arena.
Brani ove si è voluto rimarcare come negli anni successivi al dopoguerra i reduci e ancora oggi chi come noi li rappresenta debbano subire atteggiamenti vili e sleali da parte di chi considera la “guerra civile” non ancora conclusa e continua a non voler riconoscere il valore e soprattutto il sentimento di Patria che mossero questi ragazzi sulla via dell’Onore per cercare di riscattare il tradimento della casa reale e degli alti comandi militari.
Tutto questo ci deve portare a non dimenticare mai questa data infamante e ricordarla attraverso la commemorazione di chi ha voluto combattere per l’ Italia pur sapendo che la guerra era ormai perduta.
Come ha voluto rimarcare anche il presidente della sezione di Treviso, Francesco Saoner, è importante ritrovarsi qui, ogni anno per tenere vivo il ricordo dei “Combattenti dell’ Onore” e dare, in questa giornata, un significato particolarmente importante ai nostri lanci.
Dopo il “Silenzio” e la Preghiera del Paracadutista tutti i convenuti hanno cantato “Sui Monti e sui mar” e al termine, dopo il “rompete le righe” una sana “pompata” di gruppo ha concluso goliardicamente questa intensa giornata.
Come sezione di Monza ringraziamo ancora una volta tutte le sezioni che hanno risposto “presente” alla nostra iniziativa e ci auguriamo che la stessa porti negli anni a venire sempre nuove adesioni.


17 SETTEMBRE 2009- AFGANISTAN – COLPITI A MORTE SEI PARACADUTISTI DELLA FOLGORE – IL FILMATO “REDUCI” IN RICORDO DI TUTTI I SOLDATI CADUTI IN MISSIONE

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I CADUTI IN AFGANISTAN
Manuel Fiorito, tenente, 2º Reggimento alpini;
Luca Polsinelli, maresciallo, 9º Reggimento alpini.
Carlo Liguori, tenente colonnello.
Giuseppe Orlando, caporal maggiore, 2º Reggimento alpini;
Giorgio Langella, caporal maggiore, 2º Reggimento alpini.
Lorenzo D’Auria, sottufficiale del SISMI
Daniele Paladini, maresciallo capo, 2º Reggimento del genio pontieri di Piacenza.
Giovanni Pezzulo, maresciallo, CIMIC Group South.
Alessandro Caroppo, caporal maggiore.
Arnaldo Forcucci, maresciallo dell’Aeronautica Militare.
Alessandro Di Lisio, caporal maggiore, 8º Reggimento genio guastatori paracadutisti “Folgore”
Roberto Valente, sergente maggiore, 187º Reggimento della “Folgore”.
Matteo Mureddu, primo caporal maggiore, 186º Reggimento della “Folgore”.
Antonio Fortunato, tenente, 186º Reggimento della “Folgore”.
Davide Ricchiuto, primo caporal maggiore, 186º Reggimento della “Folgore”.
Giandomenico Pistonami, nato ad Orvieto il 15 maggio 1983, primo caporal maggiore del 186º Reggimento della “Folgore”.
Massimiliano Randino, primo caporal maggiore, 183º Reggimento “Nembo” della “Folgore”.
Rosario Ponziano, caporal maggiore, 4º Reggimento alpini paracadutisti “Monte Cervino” .

Pietro Antonio Colazzo, nato a Galatina (LE) il 15 settembre 1962, agente dell’AISE
Massimiliano Ramadù, nato a Velletri (RM) l’8 febbraio 1977, sergente in forza al 32º Reggimento genio guastatori alpino di Torino,
Luigi Pascazio, nato a Grumo Appula (BA) il 23 novembre 1985, caporal maggiore in forza al 32º Reggimento genio guastatori alpino di Torino,
Francesco Saverio Positano, nato a Foggia il 12 giugno 1981, caporal maggiore scelto in forza al 32º Reggimento genio guastatori alpino di Torino,
Marco Callegaro, nato a Gavello (RO) nel 1973, capitano in forza al 121º Reggimento artiglieria contraerei “Ravenna” di Bologna,
Mauro Gigli, nato a Sassari il 3 aprile 1969, primo maresciallo in forza al 32º Reggimento genio guastatori alpino di Torino,
Pierdavide De Cillis, nato a Bisceglie (BA) il 25 febbraio 1977, caporale maggiore capo in forza al 21º Reggimento genio guastatori di Caserta,
Alessandro Romani, nato a Roma il 18 luglio 1974, tenente in forza al 9º Reggimento d’assalto paracadutisti “Col Moschin” di Livorno
Gianmarco Manca, nato ad Alghero il 24 settembre 1978, primo caporal maggiore in forza al 7º Reggimento alpini di Belluno.
Francesco Vannozzi, nato a Pisa il 27 marzo 1984, primo caporal maggiore in forza al 7º Reggimento alpini di Belluno.
Sebastiano Ville, nato a Lentini (SR) il 17 settembre 1983, primo caporal maggiore in forza al 7º Reggimento alpini di Belluno.
Marco Pedone, nato a Gagliano del Capo (LE) il 14 aprile 1987, caporal maggiore in forza al 7º Reggimento alpini di Belluno.
Matteo Miotto, nato a Thiene (VI) il 1º aprile 1986, caporal maggiore in forza al 7º Reggimento alpini di Belluno.
Luca Sanna, nato a Samugheo (OR) il 4 novembre 1978, caporal maggiore in forza all’8º Reggimento alpini di Cividale del Friuli.
Massimo Ranzani, nato a Ferrara il 24 marzo 1974, tenente in forza al 5º Reggimento alpini di Vipiteno
Cristiano Congiu, nato a Roma nel 1961, tenente colonnello dell’Arma dei Carabinieri della Direzione centrale per i servizi antidroga (DCSA),
Gaetano Tuccillo, caporal maggiore scelto nato a Pomigliano d’Arco (NA) il 20 gennaio 1982, in forza al Battaglione logistico “Ariete” di Maniago,
Roberto Marchini, nato a Caprarola (VT) il 21 luglio 1983, primo caporal maggiore in forza all’8º Reggimento genio guastatori paracadutisti “Folgore” di Legnago.
David Tobini, nato a Roma il 23 luglio 1983, primo caporal maggiore in forza al 183º Reggimento paracadutisti “Nembo” di Pistoia.

Riccardo Bucci, nato a Milano il 1º settembre 1977, tenente del Reggimento lagunari “Serenissima” di Venezia;
Mario Frasca, nato a Foggia il 22 gennaio 1979, caporal maggiore scelto del Comando delle forze operative terrestri (COMFOTER) di Verona;
Massimo Di Legge, nato ad Aprilia il 22 luglio 1983, caporal maggiore del Raggruppamento logistico centrale di Roma.
Giovanni Gallo, nato ad Alghero il 20 novembre 1962, tenente colonnello del 152º Reggimento fanteria “Sassari”.
Francesco Currò, nato a Messina il 27 febbraio 1979, caporal maggiore capo del 66º Reggimento fanteria aeromobile “Trieste” di Forlì;
Francesco Paolo Messineo, nato a Termini Imerese (PA) il 23 maggio 1983, primo caporal maggiore del 66º Reggimento fanteria aeromobile “Trieste” di Forlì;
Luca Valente, nato a Gagliano del Capo (LE) l’8 gennaio 1984, primo caporal maggiore del 66º Reggimento fanteria aeromobile “Trieste” di Forlì.
Michele Silvestri, nato a Napoli il 17 maggio 1978, sergente del 21º Reggimento genio guastatori di Caserta, inquadrato nella 8ª Brigata bersaglieri “Garibaldi”.
Manuele Braj, nato a Galatina (LE) il 18 gennaio 1982, appuntato scelto del 13º Reggimento carabinieri “Friuli-Venezia Giulia”.
Tiziano Chierotti, nato a Sanremo (IM) il 7 ottobre 1988, caporale (vfp4) del 2º Reggimento Alpini.
Michele Padula, nato a Montemesola (TA) il 15 settembre 1986, caporal maggiore dell’11º Reggimento bersaglieri, inquadrato nella 132ª Brigata corazzata “Ariete”.
Giuseppe La Rosa, 31 anni, nato a Barcellona Pozzo di Gotto (ME), capitano del 3º Reggimento bersaglieri.

CORSO DI ” MEDIC” PER 16 OPERATORI DEL TEAM FOLGORE

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PISA- Si svolgerà il 21 e 22 Settembre il corso certificato “TCCC” ( TACTICAL COMBAT CASUALITY CARE) , ovvero la versione “civile” della qualifica COMBAT MEDIC che la NATO riconosce , solo in ambito militare, a chi ne ottiene il diploma. A seguirlo saranno 15 gli operatori del Team Folgore paracadutisti protezione civile e 3 baschi amaranto in servizio. Si tratta di due giornate full immersion, che fanno seguito a due precedenti sessioni preparatorie, coordinate dal Dr Massimo Azzaretto, capitano paracadutista e medico della Folgore per 10 anni , attualmente direttore sanitario del Team FOLGORE e medico specialista in medicina d’urgenza presso l’ospedale di Como.
Il Capar metterà a disposizione le proprie aule in virtù di una collaborazione tra la nascente protezione civile ANPDI ed il Comando Brigata.
La qualifica ottenuta non ha valore sanitario in Italia, al contrario di quanto succede nelle forze armate dei paesi Nato, ma consente di incrementare le capacità di auto soccorso nel caso di impiego in zone impervie e di -eventualmente- stabilizzare un ferito nella situazione di “stato di grave necessità” , in attesa dell’arrivo dei soccorsi istituzionali.
Il programma del Team prevede che tutti gli operatori vengano qualificati TCCC .


IL PARACADUTISTA SCRITTORE MASSIMILIANO COLOMBO PRESENTA “L’AQUILA DELLA DECIMA LEGIONE”

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Grazie alla descrizione dettagliatissima delle fasi di una battaglia tra romani imbarcati sulle navi ed i britanni, guerrieri sanguinari, i lettori riescono a provare un brivido di paura nelle righe iniziali del romanzo di Massimiliano Colombo L’aquila della Decima Legione, pubblicato a maggio dalle edizioni Newton Compton (480 pagine, 9.90 euro con copertina rigida, 4.99 l’eBook).

Nel 1988 è stato nella Folgore come fuciliere assaltatore paracadutista. Conosce a fondo la storia di Roma e del suo esercito, nata dalla lettura in età matura di un testo di Giulio Cesare, il De bello gallico, nel quale il condottiero racconta in modo semplice e allo stesso tempo elegante le conquiste per allargare i confini della repubblica SPQR in Europa. Si spinse fino allo sbarco nell’isola britanna, ancora inesplorata dai Romani, nel 55 a.C..

Nel testo latino si legge di un anonimo vessillifero che Cesare indica come il primo a lanciarsi verso la spiaggia dell’attuale Kent, tenendo ben salda l’aquila della sua X Legio, il simbolo dell’onore dei combattenti di Roma. Decima Legione, prima coorte, prima centuria, la testa dell’ariete. Toccava a quegli uomini la parte più difficile dello sbarco, il momento più delicato all’avvio della conquista.

I Britanni sulla spiaggia sono migliaia e sembrano agguerriti. Nel loro aspetto bellicoso non differiscono dai Galli: sono imponenti, con il corpo coperto da una tinta azzurrognola. I legionari destinati al primo impatto riflettono sugli insegnamenti di Emilio, il centurione primipilo: gli avversari hanno spade enormi e scudi piccoli, mentre gli scudi dei Romani sono grandi e le spade corte. Questo avvantaggerà i legionari nel combattimento corpo a corpo. Dovranno avanzare, sotto il lancio di giavellotti e pietre, coprendosi con scudi che proteggono pressoché l’intero corpo. Dovranno poi affrontare coraggiosamente il nemico, sapendo che a stretto contatto le armi lunghe diventano poco maneggevoli. I britanni non potranno colpire di punta, saranno costretti ad alzare il braccio per menare un fendente dall’alto e loro avranno il tempo per affondare il corto gladio nel torace o nel fianco del gigante britanno, non protetto da corazze e con lo scudo che non difende l’intera sagoma. Di fatto è una lezione di tecnica militare legionaria impartita da Massimiliano, per bocca del primipilo Emilio.

Sempre nel De bello gallico, Cesare cita un altro aquilifero – questa volta col nome per intero, Lucio Petrosidio – che aveva salvato dalla cattura l’aquila della XIV Legione, dopo l’imboscata subita ad Atuatuca, a nordest dell’odierna Liegi, costata la perdita di quindici coorti, a causa dell’ostilità tra i due comandanti romani, Sabino e Cotta. I Galli Eburoni non poterono ugualmente festeggiare il successo, perché Cesare accorse “con la velocità di un fulmine” e spazzò via non solo i guerrieri avversari ma l’intera tribù.
Tornando al 55 a.C., Colombo rende Lucio Petrosidio protagonista dello sbarco in Britannia. È lui il portainsegne della Decima, che si getta in mare per primo e approda, dando l’esempio ai compagni, incitati dal centurione a seguirlo, per non lasciare l’aquila nelle mani del nemico. Mentre Lucio vacilla, raggiunto da un Britanno, un fidato compagno del suo contubernium, Valerio, abbatte il nemico con un giavellotto. Insieme agli altri, si gettano contro i nemici.
Il romanzo di Massimiliano Colombo si apre con l’invasione della Britannia e si chiude con la sconfitta di Atuatuca. Con un assalto coraggioso contro il re degli Eburoni Ambiorige, gli ultimi superstiti guidati dal centurione veterano Emilio Rufo guadagnano il tempo per consentire al loro aquilifero di mettere in salvo il simbolo della Legione. Nel De bello, Cesare non fornisce il numero della Legione e l’autore ha voluto indicarla come XIV e sottolineare il gesto di Lucio Petrosidio, che pressato da un gran numero di Galli lanciò l’aquila al di là del vallo.
Circondati dal nemico, gli uomini di Emilio preferiscono uccidersi con la loro spada, consapevoli che gli Eburoni non li avrebbero risparmiati, dopo dolorose torture.
Mentre i giovani barbari saccheggiano il campo di battaglia e raccolgono le teste dei nemici come orribile trofei, una donna scivola tra i caduti, in cerca del suo amato. È Gwynith, una schiava britanna di nobili origini, discendente del re dei Trinovanti. Lucio si era innamorato di lei all’istante, vedendola apparentemente fragile, ma scolpita nel marmo e lei di lui, avendolo notato più gentile degli altri, sebbene pur sempre romano. Anche la relazione tra i due riempie L’aquila della Decima Legione, pubblicato nel 2005, per una casa editrice per esordienti e poi acquisito da un altro importante editore, prima che Newton Compton facesse propri i diritti, rinnovando questa bella edizione.

L’aquila della Decima Legione copertina del libro

SCHEDA DEL LIBRO
Titolo libro: L’aquila della Decima Legione
Autore del libro: Massimiliano Colombo
Genere: Romanzi e saggi storici
Categoria: Narrativa Italiana
Casa editrice: Newton Compton
Anno di pubblicazione: 2019

NOTIZIE DAL 183mo REGGIMENTO NEMBO : GIORNATA DELLO SPORT

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PISTOIA – Il 183° Reggimento Paracadutisti Nembo ha partecipato ieri 15 settembre 2019 alla Festa dello Sport nel comune di Pescia (PT).
Diverse le attività che si sono svolte per le principali vie del centro storico coinvolgendo dalle 10:00 alle 19:00 cittadini di tutte le età, provenienti anche dai comuni limitrofi, che hanno potuto cimentarsi in numerose discipline sportive e visitare gli oltre 25 stand allestiti per l’occasione.
Il 183° Nembo ha preso parte all’evento con una dimostrazione di Tactical Fitness: circuito che prevede il susseguirsi in sequenza di esercizi specifici per la forza esplosiva e per la resistenza, con brevissimi tempi di recupero, migliorando le prestazioni del paracadutista e preparandolo ad affrontare in modo ottimale ogni esigenza operativa.
Inoltre i paracadutisti hanno esposto i mezzi e i materiali in dotazione alla Brigata Folgore dando la possibilità ai tanti curiosi di poter provare la sensazione di indossare il paracadute, o di poter apprezzare da vicino le caratteristiche del VTLM (Veicolo Tattico Leggero Multiruolo) “Lince”.
La giornata si è conclusa in tarda serata in un’atmosfera di soddisfazione da
parte di tutti gli organizzatori e dei rappresentanti delle istituzioni, tra cui il Sindaco Oreste Giurlani, che ringraziamo per l’opportunità offertaci.
La Festa dello Sport è stata una importante occasione di contatto tra la cittadinanza e la Forza Armata e l’ennesima conferma del legame esistente sul territorio tra la popolazione e i paracadutisti dell’Esercito Italiano.

SI SUICIDA UNA ALPINA IN SERVIZIO A BELLUNO

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Domenica 15 Settembre una Alpina del Settimo Reggimento, 30 anni, in servizio da oltre 4 anni , si è tolta la vita impiccandosi nel proprio alloggio nella caserma Salsa di Belluno.
Le Forze Armate collaborano con trasparenza e disponibilità per accertare i fatti.

PISA- GRANDE INTERESSE PER LA CONFERENZA AL CAPAR NELLA OCCASIONE DEL 75mo DELLA OPERAZIONE MARKET GARDEN

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PISA- Giovedì 12 settembre si è tenuta presso il cinema del Centro di addestramento di paracadutismo , la annunciata conferenza storica sulla operazione Market Garden, di cui ricorre il 75mo anniversario il 17 Settembre.
Ad organizzarla è stato il Centro Studi di Storia del Paracadutismo Militare. La platea era costituita da molti visitatori civili,da autorità civili di Pisa e del comune di Pescia, dal generale di Divisione Carlo Lamanna, dal presidente nazionale ANPDI generale Marco Bertolini ed una compagnia di allievi paracadutisti. Al tavolo dei relatori il dr Giovanni Cecini, storico esperto della operazione, accompagnato dal direttore del Centro studi, professor Federico Ciavattone ed il Vice comandante di Brigata colonnello Cristiano De Chigi.
Sono intervenuti per un breve saluto il tenente colonnello Stefano Strenta a nome del Comandante del Capar, colonnello Borghesi assente per servizio, il generale Carlo LAMANNA, comandante della divisione Vittorio VENETO da cui dipende la Folgore ed il generale Marco Bertolini.
Molto seguito l’intervento del dr Giovanni Cecini, che ha saputo riassumere in quaranta minuti , tenendo sempre alta l’attenzione della platea, la discussa operazione che ha coinvolto 35mila paracadutisti nel settembre del 1944.
Obiettivi strategici erano i ponti di Eindoven, Nimega e Arnhem e tutta la vasta area circostante, per consentire l’ingresso delle truppe di terra. Il colonnello De Chigi ha illustrato alla fine i numerosi errori tattici e di valutazione della consistenza del nemico, che hanno contraddistinto l’ intera operazione.
Il dottor Cecini ha portato in esposizione un paracadute del tipo usato dalle truppe del Market Garden ed un lembo di stoffa che apparteneva ad uno di quelli lanciati in Olanda.

Dopo una breve pausa organizzativa per il centro, il professor Ciavattone, direttore del Centro Studi, ci dà appuntamento a Novembre per una importante conferenza internazionale che tratterà delle imprese militari dei paracadutisti durante la seconda guerra mondial, a cui hano annunciato la partecipazione diversi relatori stranieri.
Vi terremo informati sulle s date ed il luogo.

I PARACADUTISTI SARDI RICORDANO MATTEO MUREDDU CADUTO A KABUL

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Il paracadutista Matteo Mureddu , 17 settembre del 2009 perse la vita assieme ad altri cinque baschi amaranto in un attentato nelle strade di Kabul. Matteo era a bordo di uno dei carri armati che scortavano un convoglio. Aveva 26 anni. La sua salma riposa ora nel cimitero di Solarussa, Oristano.
l ‘Associazione nazionale paracadutisti, guidata dal consigliere nazionale XI gruppo, Luciano Meloni, lo ha ricordato intitolandogli il corso di paracadutismo che inizierà il 18 settembre, mentre una cerimonia di suffragio ci sarà sabato 21 settembre, con il ritrovo alle 17 davanti al monumento che ricorda proprio Matteo Mureddu.

Da qui il corteo si recherà in cimitero, dove sulla sua tomba verrà deposta una corona di fiori. Alle 19.15 verrà celebrata la messa in sua memoria. A tutte le fasi della cerimonia parteciperanno i genitori e il sindaco di Solarussa, Mario Tendas.
L’ANPDI di Cagliari intitolerà a Matteo Mareddu il prossimo corso di paracadutismo.

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