PISA- Il prefetto di Pisa, Angela Pagliuca, ha effettuato ieri due visite ufficiali: la prima alla Questura e subito dopo al CAPAR.
Nella caserma ‘Gamerra’ il prefetto è stata accolta dal comandante colonnello Alessandro Borghesi. La dottoressa Pagiuca ha rivolto un saluto ai paracadutisti, evidenziando come nel capoluogo pisano il Centro costituisca un’istituzione di eccellenza per la formazione e l’addestramento militare. Ha sottolineato anche l’importanza del contributo operativo fornito dall’Esercito Italiano con l’operazione ‘Strade sicure’ per la vigilanza degli obiettivi sensibili del territorio. Il comandante del C.A.P.A.R. ha espresso il proprio ringraziamento al prefetto, rilevando l’importanza delle sinergie tra istituzioni , per la migliore riuscita dei servizi a favore della comunità.
IL PREFETTO DI PISA IN VISITA AL CAPAR
ASD TEAM FOLGORE PARACADUTISTI : I SALUTI DEGLI ATLETI DEL CAPAR
PARMA- La asd TEAM FOLGORE PARACADUTISTI , associata FIDAL ed iscritta nel registro CONI, ha tra i suoi 31 iscritti ben 11 paracadutisti della Folgore cui se ne aggiungeranno altri 6 , tra Siena e atleti in servizio alla Vannucci, arrivando a 17, non appena avranno ultimate le visite mediche. I paracadutisti in congedo tesserati provengono da Lombardia,Liguria,Piemonte,Veneto,Emilia,Toscana,Lazio,Marche,Sicilia.
Nella foto sopra vedete alcuni di quelli di stanza al Capar che ci mandano il loro saluto, insieme al direttore tecnico ( Fidal) Michele Polzella.
Si tratta di atleti che partecipano, fuori dal servizio nel tempo libero, a maratone, corse in montagna, mezzofondo veloce e lanci in montagna.
Il gruppo sportivo è nato all’interno della Folgore nel 2000, fondato dall’allora Capitano Alfio Pellegrin e dal Maresciallo Aghini e sin dall’inizio ha consentito ai paracadutisti in congedo di vestire le sue insegne. Da una sua costola nacque anche il fortissimo FolgoreBike, attivissimo in Toscana. Nel 2005 lo Stato Maggiore ha scorporato le attività agonistiche da quelle del tempo libero , che sono diventate “civili” ; il testimone è così passato alla ASD Team Folgore Paracadutisti, mantenendo un solido legame con i baschi amaranto in armi.
Per informazioni sulla iscrizione mandate un messaggio di posta elettronica a folgore.team.atletica@congedatifolgore.com
A breve ci sarà un allenamento congiunto sull’ appennino parmense, sul “sentiero Folgore” che va dal Passo della Cisa al mare. Vi terremo informati.
NOTIZIE DAGLI ALLIEVI MARESCIALLI IN ADDESTRAMENTO
Viterbo, 24 gennaio 2018. Settimana intensa per i Marescialli a nomina diretta con Specializzazione Sanità impegnati in un ciclo di attività addestrative organizzate dalla Scuola Sottufficiali dell’Esercito nell’area denominata “La Botte” in Vetralla (VT).
Il programma, finalizzato all’acquisizione delle procedure tecnico tattiche di base, prevede una serie di moduli dedicati all’addestramento individuale al combattimento (mascheramento individuale, formazioni e tecniche di movimento, segnali convenzionali, comunicazioni e procedure radio), all’orienteering e alla topografia (orientamento della carta topografica, determinazione del punto stazione, distanza topografica tra due punti, attivazione di un punto di osservazione, compilazione di una “range card”, applicazione della regola del sito, procedure per la navigazione notturna in ambiente boscoso con attivazione del bivacco, attraversamento di un punto pericoloso e recupero di personale ferito).
Tale attività si inquadra nell’ambito di uno specifico Corso Applicativo il cui iter formativo si articola in due fasi e un tirocinio pratico. La 1a fase, al via il 2 ottobre dello scorso anno presso l’Istituto di formazione militare viterbese, suddivisa in un modulo “formazione del Combattente”, finalizzato a conseguire le capacità tecnico-professionali essenziali per la condotta di attività militari ai minori livelli, e in un modulo “formazione del Leader”, diretto a conferire le caratteristiche del Leader per poter operare in contesti e situazioni particolari che richiedono elevata professionalità e consapevole responsabilità, si concluderà nella prima decade del mese di febbraio. La 2a fase e il tirocinio pratico saranno svolti presso la Scuola di Sanità e Veterinaria, polo di qualificazione e di specializzazione per tutto il personale dell’Esercito, in Roma Cecchignola.







STORIA DELLA CAMPAGNA DI RUSSIA: 25.1.43- LA TRIDENTINA ED IL BATTAGLIONE TIRANO A NIKITOWKA
25 GENNAIO 1943: AD ARNAUTOWO IL “TIRANO” SI COPRE DI GLORIA ETERNA.
di Gaetano Canetti
Siamo al 25 Gennaio 1943 e la DIV. “TRIDENTINA” (Gen. Reverberi) continua ad avanzare nella sacca verso ovest: camminare e combattere tra i -30 e i -40 per tornare a baita. Tra le sue avanguardie vi è la 55^ CP. Del BTG. “VESTONE” (Magg. Bracchi) del 6° RGT. ALPINI (Col. Signorini) che entra insieme con degli Artiglieri Alpini in un lungo villaggio pieno di favi e di miele. Il Sergente Mario Rigoni (M.A.V.M.), nel suo memorabile quanto asciutto racconto de “Il sergente nella neve”, a pagina 100 e segg. ci riferisce di essere chiamato avanti dal Maggiore con la sua Breda pesante a supporto di alcuni artiglieri con una vecchia FIAT(che sparano bene anche loro…). Nello scontro rimane ferito ai piedi un ufficiale d’artiglieria. Il grosso della colonna si ferma lì, mentre il Vestone continua ad avanzare fino a sera verso un villaggio dove troveranno una sistemazione comoda e viveri in discreta quantità. Una stranezza: un giovane russo dal sorriso ebete che cammina sciancato e ride in continuazione. Il giovane sparirà e verranno trovate fuori nella paglia numerose armi: “doveva essere un partigiano in gamba” dice Giuanin. Fine. Notte tranquilla. Il racconto ricomincia dalle pendici a ridosso di Nikolajevka il 26 Gennaio.
Ebbene, proprio quella notte, nel villaggio appena dietro loro, è stata combattuta un battaglia terribile ed il 6° RGT. che era di avanguardia non ha sentito nulla, non intervenendo a dare man forte (e non andremo oltre nella questione ché 75 anni dopo può tranquillamente essere messa da parte).
Ma andiamo con ordine presentando i fatti.
La zona è tutta piena zeppa di truppe regolari russe e partigiani.
L’ufficiale di Artiglieria che Rigoni vede colpito (alle gambe) a Nikitowka (il villaggio del miele…) è un Maggiore e si chiama Meozzi, il comandante della 33° Batteria – Gruppo “BERGAMO” – 2° RGT Artiglieria da Montagna (Col. Moro). Questo ferimento porterà un piccolo terremoto nel reparto: il Capitano Bonfatti sostituirà il Maggiore e a capo della Batteria verrà messo il TEN. Capriata.
La località in cui il “sergentmagiù” trascorre la notte è Terinkina e vi trascorreranno lì quella notte tutto il BTG Vestone, la 255 CP del CAP. Zani del BTG. Val Chiese, quel che rimane del BTG. Verona, la 32° BTR del Gruppo Bergamo e due semoventi tedeschi: pronti per l’attacco previsto l’indomani mattina al presidio russo di Nikolajewka.
Gli altri reparti della punta più avanzata non ci stanno tutti nelle poche isbe e tornano sui loro passi nel villaggio precedente tra Terinkina e Nikitowka: ARNAUTOWO.
Questi reparti sono: le altre due compagnie del Val Chiese (253° e 254°) con la 112° Acc.to Armi, un plotone del XXX BTG GUASTATORI (proprio il gemello di quello di Caccia Dominioni ad El Alamein…), la 33° BTR comandata da Capriata ed il Reparto Munizioni e Viveri entrambi del Gruppo Bergamo.
Il 5° RGT. del Col. Adami (BTG. Edolo, BTG. Tirano e ciò che resta del BTG. Morbegno), il Gruppo Val Camonica e ciò che resta del XXIV Panzercorps sono tutti a Nikitowka, con la colonna di 35.000 – 40.000 uomini che seguono come possono.
Ad Arnautowo Capriata fa disporre i quattro pezzi da 75/13 con uomini di guardia e circa 250 colpi. Duecento di quei colpi li ha rinvenuti nei primi giorni della ritirata ad Opyt e li ha fatti caricare sulle slitte al posto dei quarti di bue congelati (che i suoi artiglieri alpini scaricano brontolando…) e delle cassette degli ufficiali.
I russi verso le ore 23 del 25 Gennaio attaccano in forze proprio su Arnautowo e cercano di dividere in due la colonna: se ci fossero riusciti avrebbero separato i reparti ancora efficienti di testa con conseguenze disastrose ed irreparabili.
Ufficiali maggiori non ce n’è; un rapido consiglio di guerra tra tenenti/capitani e via, a difendere sia i pezzi sia la strada che deve portare a Nikolajewka tutti gli altri reparti organici che stanno a Nikitowka ma anche gli uomini sbandati che seguono come possono.
La battaglia è feroce e convulsa, fatta di centinaia di scontri e di cannonate ad alzo zero: nel bagliore degli scoppi e dei traccianti, ognuno vive il suo inferno ma insieme ai propri compagni.
Capriata è ferito gravemente quasi subito; si offre di prendere il suo posto al comando della batteria il CAP. Luciano Capitò del Comando Alpino (Ufficio Recuperi) che è lì per un semplice caso: morirà da prode.
Alpini ed Artiglieri Alpini si prodigano per mantenere le posizioni, passano le ore, ma non arrivano i rinforzi.
Tra tutti ricordiamo il S.TEN. Leonida Magnolini Sezione Munizioni e Viveri del Gruppo Bergamo ed il CAP. Luigi Albera del Comando 2° RGT. Artiglieria Alpina.
Nessuno fa un passo indietro.
Solo alle ore 5,00 di mattina arriverà l’avanguardia della colonna proveniente da Nikitowka: il 5° RGT del Col. Adami col suo BTG. TIRANO agli ordini del Magg. Maccagno.
Il motto del TIRANO è una profezia: “MAI TARDI”.
Il Maggiore dispone il seguente ordine di attacco alla selletta di Arnautowo: la 46° Compagnia del CAP. Grandi attaccherà al centro, la 49° del CAP. Briolini sulla sinistra entrambe a contenere gli assalti, mentre la Compagnia Comando tenterà un largo aggiramento sul fianco avversario.
I russi avanzano con i loro rauchi “HURRAH…”: muoiono a capo della 49° prima il CAP. Briolini, poi il TEN. Nicola e quindi il S.TEN. Soncelli e della 46° Il CAP. Grandi poi il TEN. Perego.
La Compagnia Comando avanza e muore il S.TEN. Giuliano Slataper ma il TEN. Alessandria, con un manipolo di intrepidi, riesce ad arrivare alle spalle dei russi.
Ecco il fatto dal racconto dell’Alpino Filippo Bianchi:
“Dalla cima del canalone vediamo i russi appostati dietro i pagliai che, con tutte le loro armi, bersagliano gli alpini sulla china di fronte. Pedrana piazza la Breda, arma il carrello e spara. I colpi non partono. L’arma si è inceppata. Il sergente dice che è per il freddo e che bisogna scaldarla. Cerchiamo di fare pipì sopra la canna, ma purtroppo, sarà il freddo, per la fatica, per la paura, di pipì ne abbiamo solo poche gocce ciascuno ed anche quelle più gelate dell’arma. Prendiamo due coperte e strofiniamo energicamente la Breda. Pedrana riarma il carrello; rimaniamo col fiato sospeso perché dal funzionamento della mitraglia dipende la nostra vita, ma il sergente, che conosce bene la sua arma, ci rassicura volgendosi verso di noi e sorridendoci tranquillo. Tira il grilletto e partono i primi colpi; Pedrana si apposta meglio, prende accuratamente la mira, ci dice di tenere ben saldo il treppiede ed inizia il fuoco rapido, una lastrina dopo l’altra. I russi, colti di sorpresa alle spalle e sotto il nostro fuoco micidiale, abbandonano le armi pesanti, si danno alla fuga infilandosi in una specie di pista incassata fra due alte muraglie di neve. La battaglia di Arnautowo è finita; il Tirano è stato magnifico.”
La colonna può riprendere il cammino verso Nikolajewka: lì altro coraggio e altro sangue serviranno per tornare a casa.
Saranno distribuite, alla memoria, per questa unica battaglia, N° 9 Medaglia d’Oro al Valor Militare, tutti i nomi degli Ufficiali morti che abbiamo citato sottolineando i loro nomi: 6 appartenenti al solo BTG. TIRANO.
Questi Uomini avrebbero potuto nascondersi in mezzo alle migliaia di sbandati, sottrarsi alla battaglia, magari aver salva la vita: non l’hanno fatto.
Per questo li ricordiamo e diciamo grazie, perché hanno salvato non solo i loro compagni, ma anche noi dal grigiore di una vita senza ideali.
Viva l’Italia del Dovere, del Sacrificio, della Bellezza.
ACCADEMIA DI MODENA: DOMANI GIURA IL 199mo CORSO “OSARE”
PARMA- Il Generale di divisione Stafano Mannino assisterà per la prima volta da Comandante dell’Accademia Militare di Modena, al giuramento del 199mo corso “OSARE”, previsto il 26 Gennaio alle 11 e al quale siamo stati invitati.
Insieme a Lui, artigliere paracadutista e acquisitore obbiettivi, sono numerosi gli Ufficiali paracadutisti che comandano sia il Reggimento che le Compagnie dell’Istituto che forma i futuri comandanti di Esercito e Carabinieri.
Nel frattempo vi proponiamo due interessanti articoli apparsi su IL GIORNALE.IT che riuardano giovanissimi allievi.
“I nostri ragazzi? I migliori che offre il Paese”
Il comandante dell’accademia

«I nostri allievi? I migliori ragazzi che il Paese possa offrirci». Il generale di Brigata Stefano Mannino, 53 anni, dal primo agosto 2017 è il comandante dell’Accademia militare di Modena. Parla con orgoglio dei suoi cadetti.
Generale, che tipo di ragazzi sono?
«Hanno superato una dura selezione. Hanno già una passione per gli studi, per lo sport e per la vita militare. Forte della mia esperienza personale, posso affermare che l’amore per la propria professione cresce negli anni e si fortifica soprattutto attraverso il contatto umano che ogni comandante stabilisce con i propri uomini e donne».
Quali motivazioni hanno?
«Sognano di servire il Paese in uniforme. La motivazione di base è una grande passione per l’uniforme, la volontà di intraprendere una carriera caratterizzata da rigore, dedizione, altruismo, professionalità e sacrificio. Ciò che li ha conquistati è sicuramente il vedere gli uomini e le donne delle Forze armate operare sia sul territorio nazionale sia all’estero. Diventare ufficiali significa appartenere a una élite che antepone l’assolvimento del dovere alle proprie esigenze private e familiari».
IL GIORNALE.IT del 25 Gennaio 2018
“Sarò un ufficiale gentiluomo ma per gli amici sono matto”
Un cuore che batte per i parà

È figlio dell’Emilia benestante e dinamica, non avrebbe avuto problemi a continuare il lavoro del padre. Però Sean Grandini, 20enne di Reggio Emilia, ha sterzato: farà l’ufficiale.
La sua famiglia si sarà molto stupita.
«In effetti sì. Non ho parenti nelle Forze armate e avevo intrapreso tutt’altra strada, nel solco di quella di mio padre. Lui è manager di un’azienda informatica, io ho frequentato il primo anno di Ingegneria e informatica all’università. Poi ho deciso per l’Accademia».
Perché?
«Ero sicuro che qui avrei trovato la realizzazione di sentimenti come la lealtà, che i miei genitori mi hanno trasmesso fin da piccolo. L’Accademia mi farà diventare un ufficiale e una persona ancora migliore: un gentiluomo».
Cosa vuole fare da grande?
«Ho scelto l’esercito e vorrei entrare in fanteria, in particolare nei paracadutisti. Ho già fatto diversi lanci, amo buttarmi dagli aerei. Poi mi piacerebbe partire per le missioni all’estero».
Stupore a parte, familiari e amici cose le dicono?
«Sono fortunato, i miei mi supportano sempre. Qualcuno degli amici mi ha preso per matto, ma i più vicini approvano. Li vedo spesso e quando posso usciamo insieme senza problemi, come facevamo prima».
Io, unico militare in famiglia. Sarò il capo del mio corso”
“Io, unico militare in famiglia. Sarò il capo del mio corso”
La prima ragazza a vincere le selezioni

Chiara Trabattoni, 19 anni, entrerà nella storia dell’Accademia militare di Modena. Nata a Desio e vissuta nel Comasco, è stata la prima donna a piazzarsi al vertice della selezione per entrare nell’Istituto per la formazione degli ufficiali. Sarà lei la capo corso.
Perché questa scelta inusuale per una ragazza della sua età?
«Volevo fare qualcosa di importante per me. E avere la possibilità di aiutare gli altri, i cittadini».
Come ha conosciuto l’Accademia?
«Ho saputo di questa possibilità per il mio futuro a una fiera dove venivano presentate le diverse università e le accademie militari».
Come sogna la sua carriera?
«Voglio diventare ufficiale dell’esercito e partire per le missioni all’estero con le nostre Forze armate. È in linea con la mia scuola superiore, l’istituto commerciale, dove ho studiato lingue».
I suoi genitori come hanno preso la sua decisione?
«Sono la prima militare in famiglia. Però i miei l’hanno presa molto bene, mio padre è felicissimo e sono tutti orgogliosi per il risultato che ho ottenuto al concorso».
E i suoi amici cosa ne pensano?
«Sono consapevoli che la mia sarà una professione impegnativa, ma mi sostengono: sanno che lo volevo davvero».
RASSEGNA STAMPA SUL CASO SCIERI: BRUTTO ARTICOLO DI FANPAGE CONTRO LA FOLGORE
PARMA- Riportiamo un articolo apparso oggi su Fanpage.it ( edizione nazionale) carico di osservazioni inverosimili e infamanti contro i Paracadutisti, che lasciano intendere quale sia il convincimento della Commissione parlamentare ( leggete qui la sua composizione) . La autrice del pezzo parla di una gigantesca anarchia che si sarebbe verificata al CAPAR negli anni della morte dell’aspirantte allievo paracadutista Emanuele Scieri. I lettori ricorderanno anche il libro pubblicato alcuni anni orsono il cui titolo era già una condanna, nonostante le tre inchieste chiuse senza avere individuato alcun colpevole: FOLGORE DI MORTE E DI OMERTA’
Ecco l’articolo della giornalista Angela Marino – www.fanpage.it
L’omicidio del parà svela i segreti della caserma: “Droga e sesso con le ‘folgorine’”
Zone ‘franche’ adibite al consumo e allo spaccio di droga, accesso libero ai civili, sesso con le prostitute e nonnismo. Questo il ritratto della Caserma Gamerra che emerge dai lavori della Commissione di Inchiesta sulla morte del parà Scieri, ucciso a tre giorni dal suo arrivo alla scuola paracadutisti di Pisa.
Consumo e spaccio di droga, sesso con prostitute, atti di nonnismo. Questo lo scenario in cui è avvenuta la morte di Emanuele Scieri, 26 anni, da qualche mese dottore in giurisprudenza e allievo paracadutista d’istanza da poco meno di 72ore nella caserma Gamerra di Pisa, dove è stato trovato privo di vita il 16 agosto del 1999. La vita all’interno della la scuola di addestramento per i parà della Folgore è descritta minuziosamente dalla scioccante relazione della Commissione d’inchiesta sulla morte del soldato siciliano, istituita dalla parlamentare Sofia Amoddio a 20 anni dai fatti. Settantotto pagine dense particolari scioccanti emersi dalle testimonianze dei commilitoni e dei superiori di ‘Lele’, che una prima ricostruzione dei fatti voleva suicida per problemi di depressione. Lele, però, non si è suicidato, ma è morto dopo diverse ore di agonia ai piedi della torretta dove venivano appesi ad asciugare i paracadute, all’interno del cortile adiacente alla cosiddetta ‘area di svago’ dei militari. Il muro di cinta scavalcato di notte dai militari L’inchiesta della commissione sottolinea come fosse facile, per i parà, entrare e uscire dalla caserma senza controllo. “Vi era la prassi – si legge nel rapporto firmato dalla Commissione Scieri – di uscire dopo il contrappello per trascorrere una serata fuori e fare rientro in caserma prima dell’appello della mattina, scavalcando il muro di cinta o passando attraverso qualche buco della rete metallica di protezione”. L’andirivieni è confermato anche da testimoni esterni alla caserma, come il professor Riccardo Pertini, proprietario della villetta confinante con il muro di cinta della Gamerra. “Spesso il muro di confine veniva scavalcato per accedere all’esterno” racconta Pertini, che al mattino era costretto a una ricognizione del proprio cortile per rimuovere oggetti lasciati ai piedi del muro dai militari. Tra questi vi erano lattine, bottiglie e profilattici. Le prostitute? Le chiamavano ‘folgorine’
Tra i civili che avevano libero accesso alla caserma passando per varchi di accesso illegali, come riferito in audizione dal militare Daniele Gelli – vi sarebbero state anche delle prostitute, indicate nella relazione come folgorine. Con loro, non si esclude che i militari si intrattenessero all’interno e all’esterno della caserma. Questo ‘sistema’ di svago – secondo l’inchiesta – era sotto il controllo dei militari anziani, la cui egemonia sui più giovani si reggeva sul cosiddetto ‘nonnismo’, che, come ammesso perfino dall’allora comandante, Enrico Celentano, si esprimeva attraverso dure umiliazioni, come quella della ‘comunione’, una specie di rito di iniziazione con cui si obbligavano le giovani reclute a ingoiare un cocktail di escrementi e sporcizia. Lele, morto nel cortile dello ‘svago’ Tutto questo avveniva a pochi passi dal magazzino di casermaggio della Gamerra – nello stesso cortile il corpo di Scieri è stato trovato senza vita – magazzino gestito in totale autonomia dai caporali Daniele Ceci e Stefano Ioanna. “In spregio a ogni regola – si legge nella relazione – il caporale Ioanna, viveva nel magazzino occupando gran parte del suo tempo guardando la tv, giocando con una consolle di videogames e spacciando droga‘. Che ne è stato di quello spazio dopo le indagini è sempre il ‘vicino di casa’ professor Perini a raccontarlo: “Poco tempo dopo la morte di Scieri – racconta ancora il Pertini – la parete della torretta fu imbiancata di fresco e la discarica di tavoli e sedie accatastate in quel cortile fu dismessa e pulita”. Il giallo Alla luce di queste testimonianze e ora che le indagini riaperte dalla Procura di Pisa, a settembre 2017, hanno stabilito che la morte di Lele non fu suicidio, viene legittimo farsi una domanda. E se l’avvocato Scieri avesse visto visto qualcosa che voleva denunciare?
NOTIZIE DA GIBUTI
Gibuti, 25 gennaio – Termina oggi l’ottavo ciclo della Missione Italiana di Addestramento delle forze di polizia somale e gibutine (MIADIT), condotta dai Carabinieri presso l’Accademia di Polizia e della Gendarmeria gibutiana.
Alla cerimonia di consegna dell’attestato ai 405 frequentatori dei corsi, erano presenti molte autorità locali, il Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate di Gibuti, il Capo di Stato Maggiore della Gendarmerie Nazionale, il Direttore Generale della Polizia, il Comandante della Guardia Repubblicana di Gibuti e il relativo Capo di stato Maggiore dell’Esercito. A rappresentare le Forze Armate italiane il Generale Gino Micale, Capo del II Reparto del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri che nel suo discorso, oltre ad esprimere il proprio apprezzamento per il lavoro svolto dagli istruttori dell’Arma dei Carabinieri si è rivolto ai frequentatori così “il vostro sarà un contributo prezioso, perché costituisce la chiave per il mantenimento della pace in Gibuti e in Somalia, rafforzando le condizioni per creare stabilità in tutta la regione del Corno d’Africa” ed ha continuato “siate di sostegno ai vostri connazionali, difendendoli da ogni criminale aggressione, da ogni sopraffazione, da ogni violazione dei diritti umani fondamentali”
Durante le numerose attività addestrative svolte infatti, i frequentatori sono stati chiamati a cimentarsi in molteplici materie, insegnate secondo i massimi standard internazionali: dall’addestramento individuale al combattimento alle tecniche di primo soccorso sul campo di battaglia, dalle procedure di gestione dell’ordine pubblico ai poligoni di tiro, dal combattimento nei centri abitati alle tecniche di perquisizione ed ammanettamento.
I corsi sono finalizzati a fornire quelle conoscenze, capacità e professionalità necessarie per creare degli operatori di polizia versatili e moderni, in grado di affrontare con efficacia ed efficienza le minacce che gravano nell’area in questo delicato momento storico.
La MIADIT Somalia si inserisce in un più ampio quadro di accordi trilaterali con la Somalia e con la Repubblica di Gibuti per contribuire, attraverso il capacity building rivolto alle forze di polizia locali, alla realizzazione di un quadro di stabilità e sicurezza nel Corno d’Africa.
I cicli addestrativi si svolgono a cadenza periodica e quest’ultimo, iniziato a settembre dello scorso anno, ha permesso di addestrare , grazie al contingente di istruttori dell’Arma dei Carabinieri, ben 180 poliziotti somali e 225 fra poliziotti e gendarmi gibutini.


RIENTRA LA TAURINENSE DALL’AFGANISTAN
TORINO, – E’ rientrata dall’Afghanistan la Brigata Alpina Taurinense. Ieri 25 Gennaio è stata accolta l’ultima Bandiera di Reggimento. Era schierata dallo scorso giugno nella regione ovest del Paese, nell’ambito della missione a guida Nato Resolute Support con un contingente costituito da unità tratte dal 2° Reggimento Alpini di Cuneo, dal 32° Reggimento Genio Guastatori di Fossano e dal Reggimento Logistico Taurinense di Rivoli integrato da altre unità dell’Esercito. La cerimonia di rientro, ieri a Torino, è avvenuta alla presenza del Comandante delle Truppe Alpine, Generale di Corpo d’Armata Federico Bonato, e della sindaca Chiara Appendino. Gli alpini della Taurinense, agli ordini del Generale di Brigata Massimo Biagini, durante la missione hanno condotto numerose attività di addestramento, consulenza e assistenza in favore delle Forze Armate e delle istituzioni afgane.
LA MARINA HA IL PRIMO F35 A DECOLLO VERTICALE
È stato consegnato ieri alla Marina militare dal Ministero della Difesa il primo F-35 nella versione a decollo corto e atterraggio verticale, anche conosciuta come “B” ( STOVL) assemblato presso lo stabilimento di Cameri.
LA CONSEGNA
La cerimonia si è svolta nel capannone Faco Final assembly and check out, di Cameri alla presenza del capo di Stato maggiore della Difesa Claudio Graziano e del capo di Stato maggiore della Marina Valter Girardelli. Presenti anche il direttore di Armaereo Francesco Langella, Filippo Bagnato, Aircraft division managing director di Leonardo e Douglas Wilhelm, vice president F35 customer programs di Lockheed Martin.
Si tratta del primo F-35 B ad essere stato realizzato al di fuori degli Stati Uniti. Dopo gli Usa,è l’Italia la prima a riceverne un esemplare nella versione B. Ora, il velivolo sarà trasferito da un pilota italiano negli Stati Uniti, presso la Naval Air Station Patuxent River nel Maryland, per conseguire la certificazione Electromagnetic Environmental Effects in merito alla compatibilità elettromagnetica. BL-1 ha effettuato il
L’F-35 B PER LA MARINA
“L’impiego del velivolo F-35B a bordo della portaerei Cavour – scrive la Marina sul suo sito internet – rappresenta per la Marina e per l’Italia un vero e proprio salto generazionale, in grado di aumentare le capacità di proiezione di forze sul mare e dal mare ed il livello di protezione delle Unità navali della Flotta”. Il punto di forza del velivolo, prosegue la forza armata, “è rappresentato dalla moderna suite avionica e dalle potenzialità dei sensori di bordo che, completamente integrabili nei moderni campi di battaglia digitali, forniscono al pilota capacità di valutazione dello scenario operativo del tutto innovative”.
IL RUOLO ITALIANO E LO STABILIMENTO DI CAMERI
La partecipazione italiana al programma avviene attraverso la Faco (Final assembly and check out) di Cameri, una delle tre al mondo per il programma F-35 (le altre due si trovano in Texas, a Fort Worth, e in Giappone, a Nagoya). Lo stabilimento è gestito da Leonardo in collaborazione con Lockheed Martin Aeronautics attraverso un team di oltre 800 professionisti qualificati impegnati nell’assemblaggio delle varianti F-35 A, a decollo e atterraggio convenzionale, e F-35 B e nella produzione delle ali per l’F-35A. “La produzione del primo modello di F-35 B, la variante più complessa dal punto di vista tecnologico, presso la Faco italiana è una chiara dimostrazione delle eccellenti capacità e della qualità dell’industria aerospaziale italiana”, ha spiegato il manager di Lockheed Martin Doug Wilhelm. “La Faco di Cameri – ha aggiunto – si conferma un centro d’eccellenza per gli F-35 in Europa.”
Nel Febbraio 2016 il primo F-35 A italian ha compiuto la prima trasvolata oceanica. Ad oggi, nove F-35 A e un F-35 B sono stati consegnati dalla Faco di Cameri unico sito produttivo per l’F-35 B situato fuori dagli Usa; quattro di questi velivoli attualmente si trovano all’Air Force Base di Luke, in Arizona, per il programma internazionale di addestramento dei piloti, e cinque si trovano presso la base di Amendola. Lo stabilimento, inoltre, ha in programma la produzione di 29 F-35 A per l’Aeronautica militare olandese e ha la capacità di soddisfare le richieste anche di altri partner europei in futuro. La Faco italiana sta anche producendo 835 set di cassoni alari per l’F-35 A a supporto di tutti i clienti del programma. L’Aeronautica militare italiana, ricorda in una nota il ministero della Difesa, ha già superato le 1.700 ore di volo con la sua flotta di F-35 A.
IL COMANDO OPERATIVO INTERFORZE – CENTRO DI ECCELLENZA DELLE FORZE ARMATE
CIVITAVECCHIA – Si è tenuta ieri, presso il COI di Civitavecchia, una riunione alla presenza di esponenti della Prefettura, della Regione Lazio, della Città Metropolitana, dei Comuni coinvolti e del coordinatore dell’unità di crisi.
Il COI-COM 16 è stato definito un centro di eccellenza per funzionalità e tecnologia da parte dei presenti.
La Regione Lazio ha illustrato le proprie attività in fase ordinaria e di emergenza; il dirigente della Città Metropolitana ha illustrato i settori e le proprie competenze dopo la modifica dell’ente, ex Provincia.
Poi il Coordinatore dell’Unità di Crisi ha illustrato le tecnologie del centro operativo e le predisposizioni anche di sistemi satellitari militari, alla presenza anche del reparto di eccellenza dell’Esercito Italiano nelle telecomunicazioni, sui protocolli delle comunicazioni radio con i COC, e con i prossimi obiettivi che Civitavecchia sta portando avanti, con cucina mobile e laboratorio, mezzo PCA-UCL e shelter docce e bagni.
“EFFETTI COLLATERALI” DELLE MISSIONI: LA CAPACITA’ LOGISTICA ACQUISITA DALLE FORZE ARMATE


AW
HERAT- Per molti mesi , fino all’anno 2016, il contingente italiano in Afganistan ha dato vita ad una straordinaria organizzazione di trasporti terrestri, aerei e marittimi per far rientrare in Patria i materiali che hanno alimentato per dieci anni la missione RCWEST ed è il COI- Comando Operativo Interforze. La quasi totalità delle operazioni è avvenuta sotto il comando del dal Gen C.A.Marco Bertolini. Anche chi non si intende di logistica potrà intuire che si tratta della più importante operazione di movimentazione di materiali delle forze armate italiane dalla fine della seconda guerra.
UNDICI CHILOMETRI LINEARI DI EQUIPAGGIAMENTI E MEZZI ROTABILI RIENTRATI IN PATRIA
10 anni di permanenza in Afganistan hanno generato una grande mole di mezzi, equipaggiamenti, strutture di supporto e armamenti che, per effetto della transizione, rientreranno in Italia: per comprenderne la grande quantità, basti pensare che, in colonna , occuperebbero undici chilometri lineari di strada.
La esperienza logistica “estrema” delle nostre Forze Armate, in un teatro così complesso, difficile e pericoloso, con forti interferenze geopolitiche , ha generato al suo interno una straordinaria mole di specializzazioni e capacità dei singoli uomini e dei reparti, che hanno risolto con efficienza ogni problema di consegna nei punti più avanzati dello schieramento, dalle tende ai caterpillar, dai carri armati ai ricambi per i mezzi. L’Italia ha scelto di rimpatriare quasi tutto il materiale, al contrario, ad esempio, degli USA, che ne rottameranno una parte in Afganistan.
RITIRO VIA TERRA FINO A HERAT – TRASPORTO AEREO FINO AGLI EMIRATI- IMBARCO VIA NAVE A JEBEL ALI
La complessa operazione di rientro dei materiali in Italia inizia con l’assemblaggio ed il condizionamento dei carichi presso i luoghi di partenza, ovvero le basi, oppure i magazzini delle F O B o negli hangar dell’aeronautica e dei Reggimenti di Camp Arena. Il COI, comandato dal Generale Bertolini, dispone di “cellule operative” dislocate in ogni punto nodale del percorso, tra Herat, Al Bateen ( Emirati) e il porto di Jebel Ali ( Dubai) e rappresenta lo “spedizioniere”, ovvero l’ architetto del trasporto, pianificando le singole tratte, e prenotando i mezzi aerei e marittimi necessari.
Ogni singolo pezzo in partenza va registrato, imballato , stivato in containers ed inserito nel piano di carico (manifest) , per rendere possibile la sua identificazione all’arrivo: ogni spedizione comprende materiali di varie Brigate; facile immaginare cosa accadrebbe nel caso di un errore di classificazione e di inoltro e ancor più facile immaginare le sollecitazioni a cui i carichi sono sottoposti.
Tra le spettacolari operazioni di “confezionamento” campale ricordo quella del 183mo NEMBO, che ha riportato da Shindand ad Herat un lungo convoglio con equipaggiamenti in parte destinati al rientro . Pianificando la chiusura di una base , la logistica deve anche calcolare le quantità minime da tenere a disposizione degli uomini , tra munizioni, equipaggiamenti, cibo, strutture leggere, sino al momento della messa in moto dell’ultimo camion, per garantire sicurezza e sostentamento a coloro che si occuperanno “di chiudere la porta”.
Le spedizioni sono composte dai materiali più diversi per forma, peso e destinazione di uso: si va dai containers con equipaggiamenti, cucine , magazzino scorte, sino ai cingolati con munizioni ed apparati elettronici e persino elicotteri . Tutto confluisce all’ aereoporto di HERAT per la partenza, la cui pista permette ora l’atterraggio dei giganteschi Ilyushin e degli altrettanto enormi Antonov,di fabbricazione russa, che sono stati affiancati ai C130j dell’Aeronautica Militare, che ha svolto per anni un servizio di “navetta” per merci e uomini tra Herat, Emirati ed Italia.

LOGISTICA DELLE FORZE ARMATE: ECCELLENTE PROVA SUL CAMPO
Ad occuparsi fisicamente di questi spostamenti sono gli uomini della logistica delle forze armate italiane, la cui spina dorsale operativa sul terreno è costituita dagli specialisti che vengono formati alla scuola TRAMAT ( trasporti materiali, ndr). Sono loro che ritirano i materiali sul terreno e li consegnano ,condizionati per il viaggio, agli equipaggi dei velivoli. I loadmaster dell’Aeronautica , oppure delle compagnie aeree ingaggiate dalla Difesa ( sono tutte ukraine le proprietarie degli Antonov e degli Ilyushin), si occupano dello stivaggio e del fissaggio: non c’è bisogno di spiegare che si tratta di operazioni fondamentali per la buona riuscita e la sicurezza del viaggio. Talvolta è necessario smontare parzialmente alcuni pezzi, come avviene, ad esempio ai CH 47 , a cui vengono tolti i rotori di coda, per ridurre gli ingombri. Gli specialisti delle forze armate ed i loadmaster, inclusi quelli addetti agli Antonov 124, Antonov 265 o gli Ilyushin I62 sono dotati di una notevole flessibilità operativa e si sono dimostrati in grado di risolvere problemi che, come si può immaginare, si presentano assai frequentemente ma che non possono e non devono ritardare le partenze dei velivoli. Sino ad ora il ponte aereo tra Herat e gli emirati ha già effettuato oltre 20 voli, per circa due milioni di chilogrammi trasportati.
Ogni viaggio di Antonov per gli Emirati costa circa 250mila dollari, per un equivalente di peso tassabile trasportato di circa 100mila chilogrammi.
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LE FORZE ARMATE SONO SPECIALISTE DEL TRASPORTO MULTIMODALE
Le Forze Armate italiane hanno applicato –non solo in Afganistan- quello che in gergo spedizionieristico si chiama “intermodalità”, ovvero la pianificazione di un trasporto con l’uso susseguente, organizzato e in coincidenza temporale, di spostamenti via terra, via aerea e via mare, per giunta attraversando paesi differenti, talvolta ostili o non collaborativi, valutandone aspetti doganali e ambientali, prevedendo costi , rischi per uomini e mezzi e tempi, organizzando controlli e trasbordi. E’ già difficilissimo farlo con merce “civile”, figuratevi con quella militare ed immaginate la capacità di pianificazione che devono avere gli uffici b che se ne occupano.
Dall’aereoporto degli Emirati, il materiale viene trasferito alla banchina portuale di Jebel Ali distante pochi chilometri, ed imbarcato su navi civili noleggiate in esclusiva, che in 14 giorni circa raggiungono i porti italiani più vicini ai reparti in rientro.
NON SEMPRE SI PUO’ USARE LA STRADA PIU’CORTA ED ECONOMICA
Da Herat all’Italia , la scelta logistica del COI è stata quella del percorso più lungo e costoso; per ragioni geopolitiche non è stato possibile utilizzare le efficienti reti ferroviare uzbeke, tajike e tantomeno quelle russe ed ukraine. Due anni orsono è intervenuta anche la complicata vicenda della moglie del banchiere kazako espulsa dall’Italia e poi fatta rientrare, che non ha certo aiutato i rapporti con uno dei paesi chiave dei transiti. L’agevole confine ferroviario e stradale di Thermez/Hairatan, dove le ferrovie uzbeke si connettono all’unico tratto afgano di 124 chilometri di binari che arrivano a Mazar El Sharif, è sotto controllo USA ed è usato solo dai contingenti dislocati in quell’area; per motivi tecnici la consegna alle ferrovie uzbeke da parte italiana risulterebbe assai difficile, a causa delle strade che connettono Herat a quel confine. I convogli sarebbero esposti per almeno 2 giorni agli attacchi talebani, che in quelle montagne sono ancora presenti, richiedendo misure di protezione imponenti.
Per motivi differenti e ben noti, il transito terrestre via IRAN è impossibile. Senza questi intoppi, indipendenti dalle Forze Armate italiane, il costo di trasporto dei nostri materiali sarebbe stato fortemente abbattuto: un autoarticolato potrebbe raggiungere l’Italia del Nord via Turchia con meno di 5000 euro a viaggio.
LOGISTICA MILITARE: LA “FORMULA 1 DELLE SOLUZIONI DA APPLICARE ALL’INDUSTRIA
L’esercito USA, il cui apparato logistico è gigantesco, grazie alla grande esperienza acquisita nella gestione di quantità enormi di “referenze” in giro per il mondo, è diventato consulente di grandi gruppi industriali che avevano necessità di creare catene logistiche complesse. Persino la Barilla italiana, alcuni anni orsono , invitò ingegneri militari della US Army come consulenti per progettare e costruire un magazzino di gestione scorte completamente automatizzato in grado di gestire 80mila pallets su appuntamento di carico “just in time”, inaugurato pochi mesi orsono. Nell’automobilismo questo fenomeno è rappresentato dalla Formula 1, che testa materiali e soluzioni che sono successivamente trasferite al largo consumo. La nostra “formula 1” logistica sono le forze armate, con la loro enorme esperienza acquisita in prima linea, con disponibilità di mezzi differenti da quelli USA ma con risultati eccellenti; potrebbero diventare -lo dico in senso letterale- docenti di logistica integrata, sostituendosi a molti bocconiani tutto testa, logaritmi e scrivania.
I logisti con le stellette potrebbero passare dal ruolo di “clienti” a quello di organizzatori ed interlocutori diretti di compagnie aeree , marittime e terrestri, creando , magari, una propria struttura spedizionieristica che potrebbe “vendere” i propri servizi anche ad altre forze armate minori oppure ai fornitori della Difesa che ingaggiano talvolta aziende di trasporto poco esperte di paesi “caldi”.
Chiudo con i complimenti a tutti i pianificatori, gli stivatori, i mulettisti, i gruisti, i conduttori, i loadmaster che ho conosciuto in questi anni. Lo faccio da “collega” occupandomi di trasporti internazionali verso gli stessi paesi che loro servono in condizioni a volte assai critiche. Ognuno di loro sarebbe prezioso se impiegato in una casa di spedizioni “civile”-
Foto sotto: l’allora tenente colonnello, paracadutista Michele Ionata (ingegnere meccanico e specializzato TRAMAT) ad Albateen, mentre sovraintende il carico del Boing 767 della Aeronautica militare in assetto “cargo” in qualità di comandante della cellula JOINT MULTIMODAL OPERATINS UNIT-JMOU, ora chiusa. Grazie a lui la base acquisì una operatività eccezionale, con migliaia di tonnellate di merci e migliaia di uomini in transito. Numeri da grande logistica, gestiti con strutture temporanee. Il Colonnello Ionata è stato comandante del Reggimento Logistico Folgore fino al luglio 2017. Ora è a Kabul.- Sotto : Herat- operazioni di carico di un ANTONOV 124
foto sopra: UN ANTONOV 76 IN ATTERRAGGIO AD HERAT e la tabella delle dimensioni del modello 124 comparate con il C130j
sotto: un c130j della Aeronautica Militare in atterraggio a Shindand per caricare materiali vari, tra cui un LINCE





ACCADEMIA DI MODENA: EMOZIONANTE GIURAMENTO. I CADETTI SFILANO IN CITTA’ CANTANDO LE CANZONI NOBILI DEI PARACADUTISTI
Ha giurato oggi il 199° corso “Osare” composto da 220 Allievi Ufficiali, di cui 22 stranieri e 198 italiani provenienti per il 25% dal Nord, 27% dal Centro, 36% dal Sud e 12% Isole.
w.a.
MODENA- Quella di oggi, data del Giuramento, è stata una mattinata emozionante non solo per i Cadetti del 199mo corso “OSARE” della Accademia Militare, ma anche per per gli ospiti d’onore. Primo fra tutti il Generale di corpo d’armata Danilo Errico, capo di SME, che lascerà il servizio dopo 44 anni di carriera.
Lo ha confessato Lui stesso, parlando ai “Ragazzi” schierati davanti a Lui. Errico ha annunciato che a fine Febbraio passerà in Congedo, cedendo il comando al parigrado Salvatore Farina. Quello di oggi, quindi, era anche il suo ultimo- emozionante- discorso ai Cadetti come Comandante dell’Esercito.
Come Lui, anche il Comandante dei Carabinieri, generale di corpo d’armata Giovanni Nistri , parlando ai Cadetti con il primo discorso ufficiale da quando è stato nominato alcue settimane orsono, ha ammesso che il privilegio di parlare ai futuri comandanti di Esercito e Carabinieri lo rendeva orgoglioso. Emozionante, infine, è stato anche per chi scrive, invitato dal Comandante in tribuna d’onore, vedere giovani così motivati e forti. Li ho seguiti con ammirazione quando hanno sfilato in città, lungo il perimetro dell’Accademi,poco dopo avere urlato “Lo GIURO!”. Appena usciti dalla porta d’onore di Piazza Roma, tutte le compagnie hanno marciato cantando le canzoni più belle dei Paracadutisti. In grandissima maggioranza i Cadetti sfoggiavano il brevetto conseguito presso la Folgore. .Alla testa avevano i Paracadutisti Comandanti di Battaglione , il tenente colonnello Paolo Scimone (2° anno) del “Savoia Cavalleria (3°)” ed il tenente colonnello Dario Paduano (187°) (1° anno) e i due Comandanti di compagnia del 2° anno Capitani Campofranco e Sasso.
Il giuramento di fedeltà alla Repubblica Italiana è avvenuto alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Claudio Graziano, del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Danilo Errico, del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale di Corpo d’Armata Giovanni Nistri, del padrino del 199° Corso “Osare”, il Generale di Corpo d’Armata Rosario Aiosa, Medaglia d’Oro al Valor Militare, oltre a numerose autorità civili, militari e religiose.
Nel suo intervento, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, dopo aver salutato tutte le autorità intervenute e i tanti familiari accorsi per l’evento, ha detto: “gli allievi ufficiali di oggi di tutte le Forze Armate nella loro carriera sicuramente opereranno spesso all’estero, in operazioni complesse”, non nascondendo che il Capod di SMD deve talvolta decidere di impiegarli in aree anche pericolose, dove sarà loro richiesto di mettere a frutto non solo l’addestramento ma anche la capacità di sfidarsi. Di osare, appunto. Lo ha fatto citando anche la frase che il suo istruttore di roccia gli urlava da basso, quando era in parete con il suo “coppio” e il passaggio era difficile, ricordando l’ncitamento ad osare.
ERRICO: “IL LAVORO PIU’ BELLO CHE CI SIA”.
Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale Errico, rivolgendosi ai giovani Allievi Ufficiali ha sottolineato: “vi garantisco, per esperienza vissuta, che questo è il lavoro più bello che ci sia e oggi, al termine della mia carriera, mi rivedo in voi, carichi di aspettative e speranze nell’affrontare una vita con le stellette tutta da scoprire e da costruire. Sono sicuro che, come è successo per me, non vi deluderà!”. Durante il suo discorso,rivolgendosi al Comandante della Accademia, generale Mannino ha affermato, rivolgendosi a Lui: “Per i risultati che stai ottenendo ,non potevo fare scelta migliore nel volerti coma Comandante”.










CAMPIONATO DI PARASKI IN VAL TONALE: L’ATLETA IN GARA PARASKI ALESSANDRO DI PRISCO CI INVIA IL COMUNICATO
NOTIZIE DALLA FOLGORE IN LIBANO
Shama (Libano), Si è concluso ieri presso la base di Shama, il primo corso Close Quarter Battle Skills a favore del personale effettivo al General Directorate of State Security (GDSS) dai soldati di ITALBATT, il Battaglione a guida Italiana schierato nel sud del Libano, su base 183° Reggimento Paracadutisti “Nembo” e 3° Reggimento Paracadutisti “Savoia Cavalleria”.
Il corso, sviluppato dagli istruttori del 183° Reggimento Paracadutisti “Nembo”, è stato condotto con lezioni teoriche e pratiche riguardanti il movimento in aree urbanizzate, le tecniche di irruzione e di bonifica di edifici e le procedure tecnico-tattiche, a livello squadra, per il combattimento in territorio urbano e si è concluso con una esercitazione nella quale l’unità a livello plotone è stata chiamata a pianificare e condurre un’operazione tipo “cordon&search” di un centro abitato, simulato all’interno della base di Shama, per la ricerca e la cattura di un elemento sospetto.
Il Comandante di ITALBATT, Colonnello Cristian Margheriti, ha sottolineato l’importanza di questo genere di attività svolte con i colleghi libanesi: “momento di addestramento, che vede professionisti dei due Paesi lavorare fianco a fianco, nel proficuo intento di condividere le proprie metodologie e cementare la sinergia che li vede protagonisti ogni giorno nel sud del Libano.”
COMSUBIN: CALANO LE DOMANDE
La Spezia- 26 Gennaio- Consegna del brevetto da Incursore di Marina a 3 corsisti su 21 partecipanti
Il Comandante del Comsubin è stato chiaro: “il Reparto vive serie criticità, c’è una crisi vocazionale». Così il contrammiraglio Paolo Pezzuti, intervenendo alla cerimonia di imbascamento dei nuovi incursori.
Anche il comandante in capo della squadra navale, ammiraglio di squadra Donato Marzano ha confermato. Per entrare a far parte del Goi, servono «preparazione fisica ma anche caratteristiche psicologiche, caratteriali e morali». Il percorso formativo è «spietato e difficile» e il mestiere è delicatissimo, tra azioni anti terrorismo e antipirateria fino alle missioni in Iraq e Afghanistan e , a breve, in Niger. « Certo è che non è semplice richiamare dei giovani che devono avere una motivazione, una passione, uno spirito di sacrificio per un mestiere come questo. Probabilmente ci sono stati cambiamenti nella società che hanno portato a queste situazioni ma bisogna trovare il modo di incentivare e motivare i giovani ad avviarsi verso questo percorso. Che non è un mestiere qualsiasi ma comunque per pochi: sono forze d’elite, personale che deve avere qualità straordinarie non solo dal punto di vista fisico ma anche etico».
Dice l’ammiraglio Marzano : “Con l’apertura di Vpf1 portiamo il reclutamento direttamente tra i giovani. Sono convinto che con qualche altra misura, anche con qualche incentivo economico, la via è tracciata». Il corso del 2018 conta 30 candidati .
Nel 2017 i brevetti erano stati 11. Nel 2018 ci sono state mille domande. 21 ammessi e tre coloro che hanno superato il corso di 11 mesi. Il corso è riservato ai militari che non abbiano superato il 29° anno di età, al personale volontario in ferma prefissata (Vfp4) e a personale volontario a ferma annuale (Vfp1). Per questi ultimi il superamento del corso incursori dà titolo per il passaggio in servizio permanente effettivo. Le prove di ammissione : tuffo di piedi da un trampolino di 5 metri, prova di nuoto a stile libero, corsa di 300 metri da coprire in meno di 47 secondi, trazioni alla sbarra, piegamenti sulle braccia e addominali, salita su fune di 5 metri, salto in alto. La prova finale del primo modulo addestrativo prevede anche una zavorrata con 18 chili di zaino per 40 chilometri , notturna , 7 ore di tempo massimo. Il secondo modulo, combattimento in acqua dura i 13 settimane e la terza, 12 settimane: tattiche e tecniche per incursioni a terra ed esfiltrazione e perfezionamento delle conoscenze con l’impiego di diversi tipi di armi speciali, uso di esplosivi e operazioni con elicotteri. Alla fine, per 15 settimane gli aspiranti incursori devono integrare tutto quanto appreso e applicarlo ogni ambiente operativo. Gli allievi dovranno saper pianificare un’operazione speciale ed busare i mezzi di cui sono dotati.
PAGLIA: I CADUTI IN MISSIONE RICORDATI NEL LUOGO SACRO DELL’EREMO DI SAN VITALIANO
Il Sacrario della memoria, voluto dal Ten. Col. Gianfranco Paglia fu inaugurato nel 2016 alla presenza del Ministro della Difesa Sen. Roberta Pinotti. E’ un luogo in cui si può conoscere attraverso una mappa interattiva la storia delle missioni e dei Caduti.
domenica 28 gennaio Una vita per la Storia, presso l’Eremo di San Vitaliano di Casola (Caserta), dedicato ai Caduti nelle missioni internazionali di pace. Ogni ultima domenica del mese presso il Sacrario sito nell’Eremo ci saranno due famiglie dei Caduti in Missione e in servizio , accompagnati dai Sindaci dei comuni di appartenenza, che racconteranno la loro Storia e faranno conoscere il percorso umano.
“E’ un modo- ha dichiarato don Valentino Picazio, reggente dell’Eremo – per non dimenticare coloro che si sono sacrificati mentre erano in servizio. Inizialmente saranno coinvolte le famiglie dei Caduti della provincia e regione e poi man mano l’invito sarà esteso a tutti gli altri.”
“Questo progetto¬ – ha dichiarato la Medaglia d’Oro al Valor Militare Ten. Col. Gianfranco Paglia, consigliere del Ministro della Difesa – rientra nel processo di divulgazione affinchè il sacrificio di coloro che sono Caduti mentre stavano esercitando il proprio dovere non sia vano e che i loro nomi non siano solo in un arido elenco. E’ nostro compito e delle amministrazioni ricordarli parlando di Lealtà, Onore, Amor di Patria, valori che legano coloro che partono per le missioni il cui principale interesse è fare bene il proprio dovere.
LUOGO MISTICO CHE STIMOLA RIFLESSIONE E PREGHIERA
“La scelta del luogo non è casuale – ha dichiarato il Ten col. Gianfranco Paglia – l’Eremo di San Vitaliano, è un luogo mistico che si adatta al ricordo delle persone che hanno sacrificato la vita e che permette di soffermarsi a riflettere. È un luogo della memoria che consentirà di conoscere la storia delle persone che sono morte per onorare il giuramento prestato alla Patria e di far capire cosa può aver spinto un giovane a scegliere la divisa. Ma ciò che è davvero importante è non dimenticare, perché è nel ricordo che si mantiene vivo il sacrificio dei caduti ed è quello che fa un Paese serio. Il mio ricordo va anche ai civili, funzionari dello Stato, giornalisti, operatori, registi, volontari e tutti coloro che hanno donato la vita per amore della pace e della verità”.
CAPAR: CERIMONIA COME DA (BELLA) TRADIZIONE PER LA CONSEGNA DEI BREVETTI DI PARACADUTISMO
Un orgoglioso genitore ci ha inviato un piccolo resoconto di quanto accaduto ieri al Capar di Pisa, dove il Figlio si è brevettato ed ha indossato il Basco amaranto per la prima volta dopo i 4 mesi di corsi.
PISA- Si è svolta venerdì 26 gennaio presso la Caserma Gamerra di Pisa, sede del Centro Addestramento Paracadutismo (CAPAR) della Brigata Paracadutisti FOLGORE, la cerimonia di consegna del brevetto per i nuovi paracadutisti dell’ Esercito Italiano appartenenti al 53° Corso di Formazione e Addestramento Basico per Aviotruppe “Par. Giuseppe BAROLETTI”.
Il Colonnello Artigliere Paracadutista Cristiano De Chigi, Vice Comandante della Brigata Paracadutisti Folgore, ed il Colonnello Alessandro Borghesi, Comandante del CAPAR,(ha iniziato la sua carriera al 185mo, ndr) coadiuvato dai suoi istruttori, lo hanno appuntato sul petto dei neo-qualificati. La consegna delle “ali” da Paracadutista, guadagnate dopo un severo corso palestra,preceduto da un altrettanto selettivo corso di specialità, è avvenuta alla presenza di oltre seicento ospiti, tra parenti ed amici. I paracadutisti che per la prima volta hanno indossato il tanto sospirato Basco Amaranto appartengono quasi interamente ai VFP4 della 2^ immissione 2016 ed ai VFP1 del 1^ Bando 2017.
Nel mese di settembre 2017 un cospicuo numero di Aspiranti Paracadutisti hanno iniziato il 53° Corso di Formazione e Addestramento Basico per Aviotruppe “Par. Giuseppe BAROLETTI” che si è articolato dapprima con 10 settimane di addestramento sul terreno (corso di specialità, ndr), per familiarizzare con le caratteristiche della vita del “paracadutista” a terra, cui è seguito il corso che si è concluso con i lanci di brevetto.
Con Spirito di Sacrificio, Impegno, Determinazione i nostri giovani Paracadutisti hanno conquistato l’Onere e l’Onore di portare con Umiltà, Dignità, Senso di Responsabilità il Brevetto ed il Basco di Specialità.
IL LEONE DELLA FOLGORE GIUSEPPE BARTOLETTI PADRINO DEL CORSO
Il 53° Corso di Formazione e Addestramento Basico per Aviotruppe è stato intitolato “Par. Giuseppe BAROLETTI”.
Il Leone della Folgore di El Alamein era presente alla cerimonia per simboleggiare un ideale passaggio di testimone tra vecchia e nuova generazione. Classe 1921, nel 1942 era in forza alla 15^ Compagnia del V° Battaglione; catturato dagli inglesi nel settore sud, a Qaret El Himeimat rientrò in Italia soltanto nel 1946, da non cooperatore.
ORGOGLIOSI DI CIO’ CHE IL NEMICO DISSE DELLA FOLGORE
*“La Divisione Folgore ha resistito al di là di ogni possibile speranza”* , lanciò nell’etere Radio Cairo l’8 novembre 1942 per bocca del corrispondente Heartbrington.
*”Gli ultimi superstiti della Folgore sono stati raccolti esanimi nel deserto. La Folgore è caduta con le armi in pugno”,* rieccheggiò la BBC da Londra, 3 dicembre 1942;
– W. Churchill alla Camera dei Deputati, 21 novembre 1942:
” Dobbiamo davvero inchinarci di fronte ai resti di quelli che furono i Leoni della Folgore”
Il Par. Giuseppe BAROLETTI era uno di Loro!
E’ stata una cerimonia semplice ed essenziale ma assai emozionante: schieramento completo dei reparti, banda musicale, ingresso in piazza d’armi cantando, premiazione dei primi classificati, cappellini mimetici gettati simbolicamente in aria, basco amaranto calzato all’unisono e brevetto appuntato dal Comandante o dal loro istruttore in modo simpaticamente “paracadutistico”, Indimenticabile!”
Nota della Redazione: IN BOCCA AL LUPO RAGAZZI!
ALPINI PARACADUTISTI E ALTRE ASSOCIAZIONI ORGANIZZANO LA GARA DI PARASKI AL TONALE
Fa tappa per la prima volta in Italia la Word Cup Series di ParaSki.
Appuntamento dal 2 al 4 febbraio con disciplina che consiste nella combinazione dello sci alpino con i lanci con il paracadute.Quella italiana sarà la seconda tappa del tour mondiale, valida anche come gara del Campionato italiano.
Il 31 gennaio è previsto l’arrivo degli atleti di una decina di nazioni; prime prove il giorno successivo, mentre le sfide inizieranno il 2 febbraio con le due manche dello slalom gigante.
Sabato e domenica sono previsti lanci dall’elicottero con atterraggio di precisione nella zona d’arrivo delle piste del Tonale.
ISCRIZIONI E NOTIZIE QUI
http://www.paraski.org/results/2018/ITA2018/2018-ITA%20Bulletin-1.pdf
IL GIURAMENTO DEI CADETTI DI MODENA VISTO DA PERSEO NEWS del Gen. Carmelo Abisso
MODENA- Il generale di Brigata (ris) Carmelo Abisso, Brigata aeromobile Friuli, è di casa in diverse istituzioni dell’Esercito; una di queste è la Accademia di Modena, dove lo abbiamo incontrato il 26 Gennaio scorso. Abbiamo diverse volte approfittato dei suoi suggerimenti e di alcuni dei suoi preziosi contatti.E’ stato anche uomo di comunicazione “con le stellette” e quando era in servizio ha ricevuto il premio giornalistico “MASSIMO FICUCIELLO”. Una volta in riserva ha fondato il giornale elettronico “Perseo News”, di cui è il giornalista direttore. Di seguito pubblichiamo la sua cronaca del giuramento del 199 corso “OSARE” dell’Accademia di Modena:
http://www.perseonews.it/index.php?option=com_content&view=article&id=4850
INTERESSI ITALIANI IN WEST AFRICA – TRE FABBRICHE ITALIANE IN CHAD CON MONDIAL EXPRESS SRL
PARMA- Interessi italiani in West Africa. E’ ormai in fase avanzata di preparazione il viaggio di sopralluogo che l’amministratore di Mondial Express srl, azienda che è anche nostra editrice, effettuerà a Ndjamena, in Chad (nazione che confina con il Niger) , per mettere a punto il coordinamento della spedizione dall’Italia di tre strutture industriali costituite da una vetreria, una fabbrica di cassette di plastica ed una linea di imbottigliamento. La società nigeriana ( Società africaine de Brasserie) che sta finanziando il progetto, e gli imprenditori italiani che forniranno i materiali , hanno richiesto un sopralluogo allo spedizioniere Mondial Express, specialista in spedizioni verso paesi “caldi” (non solo dal punto di vista metereologico).
La partenza avverrà non appena ottenuti i visti. L’area mostrata nel video qui sotto è quella destinata alla vetreria. L’inizio delle spedizioni è previsto per fine maggio, inizi di giugno 2018. il contratto durerà circa 10 mesi e si prevede di movimentare l’equivalente di 380 containers marittimi più alcuni pezzi fuori sagoma Il trasporto via mare sbarcherà a Douala in Camerun e da lì i containers e i macchinari proseguiranno su Ndjamena via strada, per circa 1100 chilometri. Uno dei motivi del viaggio sarà quello di valutare l’intera tratta stradale dal porto al luogo di destinazione insieme agli agenti locale NITTRAL sarl di Douala e la Transimex Tchad, per prevedere difficoltà ed eventuali pericoli.
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